The wedding party


Domenica sera siamo stati invitati al secondo matrimonio, anzi wedding party, in meno di un anno.
Trattasi di wedding party perchè, in realtà, non c'è nessuna vera cerimonia nè prima, come da noi, nè durante, come in Israele.
Qui, a quanto pare, ma sto ancora indagando in proposito, ci si sposa solo dopo e civilmente.
Insomma c'è tempo per cambiare idea.

Questa volta a promettersi amore eterno, almeno per la serata, erano Emily, una co-worker di Iduzzo, e Chris che hanno, per di più, optato per il due in uno, ossia engagement e wedding party insieme, mentre la nostra Polly li aveva mantenuti distinti e distanti, a più di tre mesi l'uno dall'altro.
Polly era comunque tra gli invitati e si è offerta gentilmente di darci uno strappo fino al luogo dell'evento.
Se la cosa finisce tardi, le abbiamo poi detto, non ti preoccupare. Possiamo prendere un taxi così ti evitiamo inutili deviazioni. No ploblem. Non finirà tardissimo. Verso che ora ? Alle 21.00 Di già ? Ma inizia solo alle sette ? This is the tladition. Mi piace, soprattutto se penso a quei matrimoni italiani eterni dove arrivi ragazzina e te ne vai ormai nonna.
E infatti, alle nove precise, due ore dopo una cena Taiwanese style, con zuppe e zuppette dove galleggiavano sostanze non bene identificate e come dolce nuziale, un piatto di anguria, le luci hanno improvvisamente rotto l'oscurità del salone moquettato e tutti si sono alzati di scatto per andarsene, ma non alle toilettes come ho chiesto alla mia vicina di tavolo, bensì a casa. Unbelievable.

E questo non è l'unico particolare bizzarro. Iduzzo è stato chiamato sul palco ad aprire i festeggiamenti e a fare il suo solito discorso, con la sposa in lacrime dalla commozione.
Nulla di nuovo, era successo anche con Polly, tranne che, in questo caso, è stato l'unico discorso di tutta la sera. Nessun familiare o amico ha preso in mano il microfono. Non sapevo che fossimo così intimi con la coppia.

Mentre cercavo disperatamente qualcosa d'invitante e di digeribile sul piatto rotante installato al centro del tavolo, la sposa spariva e ricompariva con abiti nuovi.
Praticamente gli sposi non c'erano mai nel salone moquettato, senza finestre, con fari, fumogeni ed uno schermo gigante che ci raccontava la loro storia d'amore con immagini zuccherose.
Poi, d'un tratto, si apriva una specie di sipario e, puf, Emily e Chris ricomparivano cantando nenie locali oppure, e questo è stato il top, con lo sposo sospeso in aria a bordo di uno strano pennuto. Geniale !








Polly, a cui voglio un bene infinito, mi ha annunciato con un certo orgoglio di aver passato a Emily le coordinate dello stesso ristorante che aveva curato il catering al suo matrimonio. Come direbbe B. : ma anche no ! Perchè l'ha fatto ? Avremmo avuto qualche chance di mangiare un po' meglio. Mentre indugiavo fra un bicchiere di succo d'arancia o di vino inacidito, ripensavo, con nostalgia, alle nozze della mia amica Iaia a Roma. C'era persino il pizzaiolo. In assoluto il matrimonio più bello, e non solo dal punto di vista gastronomico, a cui sia mai stata. Certo, lo sposo non è entrato in chiesa a bordo di un pennuto, ma la perfezione non esiste.



Al momento del congedo, mentre tutti in fila alla reception si attendeva il proprio turno per pagare il parcheggio, ho notato dei gabbiotti, tipo moderne ovovie, dove alcune coppie erano intente a decidere i dettagli di quello che sarebbe stato il loro wedding party. Cosa avrei pagato per sedermi lì con loro e discutere se fosse meglio fare entrare lo sposo in scena a bordo di un drago o di un pollo.


Scherzi a parte, è stata comunque una serata piacevole, in compagnia di persone così genuine ed accoglienti che, alla fine, in barba a meduse in brodo e pelle di porco, sono io quella che, forse, si è commossa più della sposa al discorso di Iduzzo. Commossa dall'affetto, dai sorrisi e dal calore di persone semplici che ti fanno sentire a casa e di questo posso solo ringraziarle.




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