Amici

Di amici, qui a Taipei, non ne ho molti. E quei pochi ma buoni che ho sono taiwanesi. Di loro apprezzo la sincerità, l'interesse umano e la gentilezza. Ogni tanto sorrido della loro ingenuità e di un modo di vedere il mondo talvolta incomprensibile.

Ho invece qualche difficoltà a legare con gli altri expat. Ci separa la distanza geografica (loro arroccati a Tienmu, io in centro città, l'età (hanno dei bambini più grandi di Ming, una certa vita di gruppo (la Baguette connection in primis) da cui rifuggo un po' per mancanza di tempo, un po' per individualismo, ma soprattutto un atteggiamento da "colonialisti mancati" per cui si beano di certi privilegi (donna fissa da cui farsi chiamare Sir and Madam, piscina condominiale, tennis club e via discorrendo) che, in patria, si potrebbero scordare.
Mi ricordo che, durante la mia prima visita a Taipei, a cena con una coppia di baguette (a buon intenditore ...), avevo espresso il mio disappunto per le condizioni in cui, anche i locali, facevano dormire il personale di servizio. Gli agenti immbiliari mi avevano mostrato degli sgabuzzini, meglio dei loculi, dicendomi : this is the loom fol youl helpel. Sicuro.
Bene, i due baguettiani, marito e moglie, mi avevano guardato con gli occhi sgranati : ma Annà, è normalè. Lorò sono contentì comme ça et puis tu leur donne une petite radio ...
Ho fatto loro presente che la schiavitù era stata abolita da tempo e non siamo diventati amici.

Invece, una delle mie amiche più care qui a Taipei è sicuramente la Polly (l'articolo davanti al nome è d'obbligo. Del resto, nelle mie vene scorre sangue lombardo). La Polly è una delle persone più buone e limpide che conosca. Quando ha smesso di essere l'assistente di Iduzzo per dedicarsi ad un nuovo lavoro, ma sempre nella stessa azienda, mi ha scritto un biglietto molto carino in cui mi ringraziava della nostra amicizia per averle permesso di vedere certe cose con una prospettiva diversa, la mia. Potrei dirle la stessa cosa anche se, nel 90% dei casi, ritengo che il mio modo di vedere le cose sia più razionale del suo, ancora un po' imbrigliato da tradizioni un po' anacronistiche.
In questi mesi ci avvicina anche l'esperienza della gravidanza. Per lei, avanti di qualche settimana, si tratta della seconda dopo un primo tentativo, purtroppo, andato male.

L'altra sera, a cena, mi ha detto di essere stata malissimo il giorno prima per un avvelenamento alimentare.
Did you eat out ? le ho chiesto. Yes, I went to a nightmalket. Why, of all places, did you go there ?
I know, it was a mistake but the food there is so tempting !! Tempting ? Se c'è un posto dove il mio stomaco si arriccia nell'arco di trenta secondi è proprio il nightmarket, un po' per il tipo di cose che cucinano, un po' per l'odore. Ma sicuramente è il posto meno indicato dove cenare per una in gravidanza. Insomma, le ho fatto un po' un cazziatone. Ma, mentre io peroravo la mia causa contro il mercato di notte, l'ho vista fare un cenno alla cameriera perchè le portasse la salsa piccante con cui condire i suoi noodles. 
Can you eat spicy food ? le ho chiesto cercando di non suonare troppo allarmante. Yes sure, he(l)e it's allowed. No ploblem, mentre le servivano anche una porzione di hot and sour soup.
Ma vuoi vedere che alla fine io mi faccio un sacco di problemi e, invece, mi potrei fare un bel piatto di pollo al curry o un tikka masala ? Sono sicura che le gravide giapponesi mangiano sushi e che, in Germania, certo non rinunciano alla birra. Ecco, a giudicare dai risultati, forse è meglio attenersi comunque ai dettami dei ginecologi italiani, ma, come si dice : paese che vai, usanza che trovi !

Commenti

  1. Ma Anna... il nightmalket food è imperdibile!!!... very tempting come dice la tua amica. Prima o poi ti dovrai convertire anche tu. Magari puoi sempre evitare stinking tofu, zuppa di tartaruga o estratto di serpente ma tutto il resto va bene! ;-)

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