La rubrica

Slitta di due giorni la rubrica "Il lamento del giovedì" ma, del resto, da ormai tre anni, incontro qualche difficoltà nel fare un programma e poi rispettarlo.

In realtà, questa volta, non è tanto un "lamento' che vorrei condividere quanto due riflessioni su qualcosa che qui non va, o per lo meno, così pare.
Le persone di Montreal (che io scrivo omettendo l'accento acuto sulla "e" un po' per pigrizia, un po' perché gli accenti in francese mi sono sempre risultati indigesti), che conosciamo, si lamentano sempre di due cose, del rigore invernale e della corruzione in politica.

Ora, se del freddo, è facile accorgersene, della corruzione meno e, poi, venendo dall'Italia, si ritiene di essere in un certo modo inarrivabili in questo campo : 'Ma figurati quale corruzione ci potrà mai essere qui. In Canada ...'
E invece c'è e come. Domenica scorsa ci sono state le elezioni per il nuovo sindaco, il quarto in meno di un anno. Gli altri tre sono stati arrestati per qualche mazzetta di troppo da imprenditori e costruttori i cui nomi, e lì riscatta un certo orgoglio patriottico, sono tutti di origine italiana. Ma dai ?
Il nuovo Pisapia locale che si chiama Denis Coderre ha promesso di adoperarsi per appaltare i lavori pubblici, soprattutto le strade, a gente seria che, al posto del pongo, utilizzi, per esempio, del cemento di qualità. Forse, così, si limiterà il numero di buche e di crepe del manto stradale presenti ovunque, dal centro alla periferia.

Coderre, è notizia di ieri, si è anche pronunciato contro una proposta di legge aberrante, tale Bill 60, presentata davanti l' Assemblea Nazionale da quegli scassamaroni separatisti del Parti Quebecois, per imporre a chiunque lavori in uffici pubblici ed ospedali di levare qualunque indumento che rimandi ad una specifica confessione religiosa, crocefissi esclusi naturalmente.

E così arriviamo alla seconda riflessione di questo post. 
Potrei sbagliarmi, ma mi sembra che in questa città così cosmopolita ed interrazziale, il razzismo sia, invece, ancora una questione irrisolta. E me ne sono accorta, non solo leggendo la stampa locale (perché qui finalmente ho accesso all'informazione) ma da un paio di episodi a cui ho assistito personalmente.
In coda alla cassa da Pharmaprix, una donna pakistana che, a malapena, riusciva ad esprimersi in inglese per non parlare del francese, ha impegnato un po' di più del normale il cervello di una cassiera cerebromutilata che, scocciata dalla cosa, ha pensato bene di condividere, in francese, pensieri offensivi sul paese di origine della signora con una signora in coda davanti a me. E in questo caso ho sbagliato perché, invece d'intervenire come è mia buona abitudine, ho taciuto per tornare velocemente da Tommaso, a casa con la febbre. 

Grande rimorso a cui ho, parzialmente, rimediato in un'altra occasione.
In attesa nella hall di un ufficio pubblico in compagnia di una giovane signora di colore con tre bambini piccoli al seguito, di cui uno decisamente sull'inverso, ho visto arrivare verso di noi, come una saetta, una funzionaria con occhiali che le ha detto : " Madame, perché non li porta a fare un giro così magari si distraggono ... (leggi : Signora, se è così gentile da levarsi dalle palle che sta rompendo a tutti qui).
Ma, come è ovvio, si è sentita rispondere :"Ma se me ne vado, perdo il posto e non so quando mi chiameranno allo sportello".
A quel punto, la funzionaria ha fatto marcia indietro e cosa è andata a fare ? A chiamare un collega DI COLORE per parlare nuovamente alla tipa e, che ne so, magari offrile una banana !
Ho, allora, rovistato nella borsa e ho trovato un pacchetto di biscotti di Tommaso che ho prontamente allungato alla signora e, da mamma a mamma, le ho detto :"Non si preoccupi. So che a volte sono ingestibili. Provi con questi." E il biscotto ha fatto il miracolo. Grandi sorrisi reciproci e ciao. Ma cacchio ! (come dice Lady Ariberth) è mai possibile che nel 2013 a Montreal siamo ancora a questi livelli ?

E allora ben venga che nel centro pediatrico dove siamo riusciti ad andare senza contravvenire a nessuna delle mille regole ricevute via email, ci sia stata assegnata una pediatra che di nome fa Fatimah e che, si, ha il velo, lo scialle, la headscarf, lo hijab o come lo si voglia chiamare.
Non nascondo un breve attimo di esitazione, altrimenti sarei ipocrita, ma non ho nessun problema che una donna con un background culturale diverso dal mio, per non parlare di quello di Iduzzo, curi i miei figli se lo fa in modo serio e professionale come mi è proprio sembrato in questo caso.
Posso essere critica sulla sua scelta di ..., ma la rispetto e così viceversa.
Chiudo con lo slogan di un ospedale in Ontario per la sua nuova campagna assunzioni : 'It doesn't bother us what is on your head, it is what is inside your head that is important.'

  


Commenti

  1. Il razzismo c'è in ogni parte del mondo. Pensa che una signora di colore mi ha detto che nel suo paese c'è razzismo tra chi è più chiaro e chi è più scuro, ma sono sempre della stessa razza, cambia la tonalità. Ha dell'incredibile.

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  2. Meno male che qualche "illuminato" salta sempre fuori: bello lo slogan. Quanto alle mazzette, almeno lì li arrestano e magari un po' in galera ci restano. Qui perfino il dolcissimo Papa ha tuonato, a modo suo, contro le tangenti. Parole tristemente vane, ahimè. L.A.

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