Individuo di terza generazione


In un articolo che ho letto ieri sul web, i bambini come Matteo, che crescono bilingue o trilingue, in un paese che non è quello dei genitori, si chiamano : individui di terza generazione, da una definizione di due sociologi americani.
In breve, si tratta di nanerottoli con poche idee ma ben confuse che assorbono culture diverse, senza mai avere un modello di riferimento, con tutti i pro e i contro.
Dei disadattati, insomma.

Sabato sera ho scoperto che il mio individuo di terza generazione (nella foto, in braccio alla maestra) capisce perfettamente il cinese. Me lo hanno confermato Polly e Allison che, invitate a cena per un risotto giallo, si sono intrattenute con Matteo mentre facevo il soffritto. Alla notizia, ho reagito con un misto di orgoglio (alla fine se abbiamo deciso di spedirlo in un asilo cinese, c'era il rischio che imparasse la lingua) e di frustrazione : nemmeno due anni e sa già fare qualcosa meglio di me. Anzi sa già fare qualcosa e basta !

Fatto sta che lunedì, mentre lo rincorrevo nel cortile di una scuola elementare dove era scappato a giocare a pallone con dei bambini decisamente più grandi di lui, mi sono presto sentita porre delle domande, in cinese, da alcuni mocciosi incuriositi e, nel panico più assoluto, ho guardato Matteo sperando che potesse rispondere lui o, per lo meno, fare qualcosa che me li levasse di torno.

Tuttavia, sabato sera, ho scoperto altre cose curiose e meno frustranti.
La prima è che, se inviti gente a cena a Taiwan, ti suonano alla porta verso le sei e mezza, sette al più tardi, quando magari sei in mutande dopo una doccia. Di conseguenza, menano le tolle verso le dieci, proprio quando, finalmente, puoi rilassarti con i tuoi ospiti, dopo aver gestito la routine preserale di Ming e la preparazione della cena con ispezione : Anna, but what happened to the watel you cooked the pasta with ? Me la sono bevuta ! Leally ?

La seconda è che nella medicina cinese è sconsigliato consumare cibi freddi, e quindi il gelato, se si è raffreddati o, nel caso del gentil sesso, "in quei giorni". Ma Polly ha fatto un'eccezione e, nonostante fosse tossicolosa, si è fatta fuori una generosa porzione di gelato alla crema con cioccolata calda ( probabilmente la cosa che l'ha convinta a fare uno strappo alla regola).

La terza è che, solitamente, non si stampano foto di persone in bianco e nero, a meno che non siano defunte. L'osservazione mi è stata fatta davanti ad una parete della stanza studio su cui ho appeso tante foto in black and white di noi tre, a questo punto, morti viventi.
La scelta decorativa non è dispiacuta affatto ma se, in chinese culture, non si fa, non si fa e basta. Mi hanno anche fatto presente che la loro faccia riesce, comunque, meglio a colori perchè è piatta. Certo che, tra il pallore del loro incarnato ed i capelli corvini, anche una foto a colori è un po' in bianco e nero o, per lo meno, io mi sono data questa spiegazione.

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