In vita
Non succedeva dalla primavera del 2010. E' così che, emozionatissimi, siamo finalmente riusciti a uscire un venerdì e un sabato sera. Abbiamo anche pensato alla tripletta, sgattaiolando fuori anche domenica ma poi, per non inimicarci gli dei, abbiamo desistito.
La nostra evasione serale si è resa possibile grazie all'ennesima visita dei suoceri, questa volta a Taipei per conoscere Tommaso.
Dopo i soliti programmi ambiziosi di spingerci alla scoperta di qualche nuovo ristorante nei meandri della città, abbiamo optato, come sempre, per lo Yamanakaya, il giapponese dietro l'angolo.
Nome difficilissimo da ricordare, ma posto molto carino con sushi ottimo. Occhio, però, a Tony. Tony fa almeno due metri di altezza ed è il sushi master, colui che, dietro al bar, prepara i piatti e coordina gli altri "sushi" guys.
La prima volta che ho incontrato Tony, non c'e' stato un grande feeling. Forse perché preso da una serata molto trafficata, mi ha fulminato con lo sguardo per aver confuso fra loro, come sempre del resto, sushi e sashimi. Poi, quando il locale ha cominciato a svuotarsi, si è calmato e siamo riusciti a fare due chiacchiere anzi quattro, ma anche cinque. Insomma non ha taciuto un secondo, mi ha raccontato tutta la sua vita e ho quasi chiuso il ristorante con lui.
Da allora non ci siamo più incrociati, anche perché non sono più uscita.
Venerdì sera sono tornata con Iduzzo e, grande errore, ci siamo voluti sedere al bar e Tony era lì che ci aspettava con un unico scopo, quello di romperci le scatole per l'intera cena.
Dopo aver completamente stravolto la nostra ordinazione because this is not good, I will give you this other fish, mentre ci interrogavamo se lo facesse per gentilezza o per rifilarci qualche pesce impolverato da smaltire prima di buttarlo in pattumiera, alla mia richiesta di sakè, è sparito in uno sgabuzzino e ci ha allungato una bottiglietta piccola e bianca : You must try this one. Very good.
Peccato che invece facesse decisamente schifo o, per lo meno, che non fosse quel sakè, magari anche da supermercato, che piace a me.
Tony, we don't like it so much, cercando di non offenderlo, ma rivendicando il nostro diritto di esprimere un minimo di dissenso.
Really?
Yes, do you like it ?
Me ?
I don't know. I've never tried it.
Tony, ma tu ci sei o ci fai ? La prossima volta che usciremo, tra un altro paio di anni, sarà imperativo ricordarsi di non sedersi al bar o magari di cambiare ristorante se non addirittura città.
Sabato sera, invece, abbiamo optato per un cinema dove non andavo da una vita. Ero persino disposta a vedere Iron Man 3 che qui spopola. Come spopola tutta una serie di film allucinanti tra fantascienza e horror che, a mio parere, andrebbero vietati. Ma chi è che va ancora a vederli ? ho chiesto a Iduzzo mentre inorridivo davanti ai trailer che hanno preceduto il nostro film, "Trance" di Danny Boyle. Risposta : Un sacco di gente.
Qualche dubbio l'ho avuto anche rispetto alla nostra scelta, poi, ho fatto un ragionamento da cinefila pura e dura : se c'è Vincent Cassel almeno mi rifaccio gli occhi. E infatti così è stato ma l'ho trovato anche un film godibile e ben fatto. Insomma, in mancanza d'altro, lo consiglio.
Dopo il cinema, ci siamo persino concessi una birretta in un locale all'aperto sempre dietro casa. Insomma un'altra uscita a chilometro zero. Poi però, prossimi all'assopimento, abbiamo deciso che era ora di rientrare. Non era il caso di fare le ore piccole. L'orologio segnava le dieci e mezza.
La nostra evasione serale si è resa possibile grazie all'ennesima visita dei suoceri, questa volta a Taipei per conoscere Tommaso.
Dopo i soliti programmi ambiziosi di spingerci alla scoperta di qualche nuovo ristorante nei meandri della città, abbiamo optato, come sempre, per lo Yamanakaya, il giapponese dietro l'angolo.
Nome difficilissimo da ricordare, ma posto molto carino con sushi ottimo. Occhio, però, a Tony. Tony fa almeno due metri di altezza ed è il sushi master, colui che, dietro al bar, prepara i piatti e coordina gli altri "sushi" guys.
La prima volta che ho incontrato Tony, non c'e' stato un grande feeling. Forse perché preso da una serata molto trafficata, mi ha fulminato con lo sguardo per aver confuso fra loro, come sempre del resto, sushi e sashimi. Poi, quando il locale ha cominciato a svuotarsi, si è calmato e siamo riusciti a fare due chiacchiere anzi quattro, ma anche cinque. Insomma non ha taciuto un secondo, mi ha raccontato tutta la sua vita e ho quasi chiuso il ristorante con lui.
Da allora non ci siamo più incrociati, anche perché non sono più uscita.
Venerdì sera sono tornata con Iduzzo e, grande errore, ci siamo voluti sedere al bar e Tony era lì che ci aspettava con un unico scopo, quello di romperci le scatole per l'intera cena.
Dopo aver completamente stravolto la nostra ordinazione because this is not good, I will give you this other fish, mentre ci interrogavamo se lo facesse per gentilezza o per rifilarci qualche pesce impolverato da smaltire prima di buttarlo in pattumiera, alla mia richiesta di sakè, è sparito in uno sgabuzzino e ci ha allungato una bottiglietta piccola e bianca : You must try this one. Very good.
Peccato che invece facesse decisamente schifo o, per lo meno, che non fosse quel sakè, magari anche da supermercato, che piace a me.
Tony, we don't like it so much, cercando di non offenderlo, ma rivendicando il nostro diritto di esprimere un minimo di dissenso.
Really?
Yes, do you like it ?
Me ?
I don't know. I've never tried it.
Tony, ma tu ci sei o ci fai ? La prossima volta che usciremo, tra un altro paio di anni, sarà imperativo ricordarsi di non sedersi al bar o magari di cambiare ristorante se non addirittura città.
Sabato sera, invece, abbiamo optato per un cinema dove non andavo da una vita. Ero persino disposta a vedere Iron Man 3 che qui spopola. Come spopola tutta una serie di film allucinanti tra fantascienza e horror che, a mio parere, andrebbero vietati. Ma chi è che va ancora a vederli ? ho chiesto a Iduzzo mentre inorridivo davanti ai trailer che hanno preceduto il nostro film, "Trance" di Danny Boyle. Risposta : Un sacco di gente.
Qualche dubbio l'ho avuto anche rispetto alla nostra scelta, poi, ho fatto un ragionamento da cinefila pura e dura : se c'è Vincent Cassel almeno mi rifaccio gli occhi. E infatti così è stato ma l'ho trovato anche un film godibile e ben fatto. Insomma, in mancanza d'altro, lo consiglio.
Dopo il cinema, ci siamo persino concessi una birretta in un locale all'aperto sempre dietro casa. Insomma un'altra uscita a chilometro zero. Poi però, prossimi all'assopimento, abbiamo deciso che era ora di rientrare. Non era il caso di fare le ore piccole. L'orologio segnava le dieci e mezza.
Ciao, bei giovani! Dato che il volgere verso il tramonto dei miei anni mi fa rimanere ancorata a certi caposaldi di italiano, imparati alle elemetari, comunico a mia figlia, liceo classico sprecato, che "ingraziarci" significa esattamente l'opposto di "inimicarsi" o "irritare". Sorry, ma per la mia generazione è un colpo al cuore anche se, l'altra sera alla tv di stato abbiamo udito un "si sono svaniti" da far "accapponare i....capelli" di LA. Dai che fra poco si cambia regime...salva l'insalata del mio caro pompelmo.
RispondiEliminaCara L.A. in effetti ... ma cosa vuoi in questo mondo ormai liquido, dove tutto è possibile e non ci sono più limiti anche le lingue si stanno adattando ... il mio italiano non esiste più come il mio inglese, il francese, quel poco di ebraico ed il cinese.
RispondiEliminaLa verità ? Scrivo di fretta, dormo poco, parlo male e sono anche un po' ignorante. Provvedo a corigggere :-))