Cronaca di un trasloco - Parte prima


Alla fine i traslocatori sono arrivati. Gli stessi che ci avevano consegnato le scatole quando siamo approdati qui, quasi tre anni fa.
Abbiamo subito riconosciuto il capo squadra perché parla come Paperino ma poi anche "Pippo" e "Gambadilegno" i suoi aiutanti attempati ma forzuti.

Jeffrey, alias Paperino, è mezzo cinese e mezzo filippino cosa che ha parecchio entusiasmato Aime, la nostra filippina, che ha passato, così, la giornata a buttargli lì frasette e mezzi sorrisi. Insomma a flirtare. Tutta la mia comprensione se però, ieri, non fosse stato proprio il giorno in cui avrei avuto più  bisogno del suo aiuto con Tommaso (Ming era all'asilo) a cui, di solito, dedica tutta se stessa pur di evitare aspirapolvere e straccio.

Ma, come si dice, "ubi maior minor cessat", anche se l"ubi" in questione non era molto più alto di Tommaso e, cosa più importante, è sposato con due figli ma questo lei lo avrebbe scoperto solo a fine giornata.

E, così, nonostante le avessi chiesto, dopo una certa titubanza, di portare il nanetto a fare un giretto ai giardinetti sotto casa, visibili dalla finestra della mia camera da letto, me la sono vista tornare indietro dopo dieci minuti. Ed io che temevo il rapimento.
Tommaso clying a bit. Hungly, e la vedo parcheggiare il passeggino in un angolo e ammiccare nuovamente a Paperino.
Era tornata per lui, inventando una balla colossale perché non solo Tommaso non piange mai se fuori casa, ma si era anche fatto di recente un biberon di latte.
Incasso e paziento, tanto, come dice Iduzzo, sono gli ultimi giorni.


Nel giro di mezzora, la casa si svuota. Paperino & company spariscono per la pausa pranzo trascorsa, scopro poi, sulle scale di servizio da dove proveniva l'inconfondibile rumore di un corale russare (qui sono campioni di power nap nei posti più improbabili) ed Aime ripara a casa sua per il suo lunch break di "appena" due ore.
Scompaiono anche mobili, libri e tappeti. Tutto infilato in scatole e scatoloni accatastati in un angolo del soggiorno e pronti per partire. Per alcuni, come per il tavolo da pranzo ed un paio di librerie, si tratta già del terzo trasloco : Ginevra, Milano, Taipei e ora Montreal.
I ricordi, quelli, verranno sempre con noi, anche ora che, con la casa così vuota, si ha talvolta la bizzarra sensazione di non esserci mai vissuti.
Poi però mi riguardo le foto, le facce, i sorrisi e mi rassicuro. Si, io qui c'ero e, se possibile, un giorno mi piacerebbe tornarci per rivedere tutte quelle facce e quei sorrisi.



Commenti

  1. Che malinconia mi fa il racconto di un trasloco... anche se il futuro in un posto nuovo mi sembra proprio entusiasmante!

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