The Big Apple & the cookies


Assente dal blog per qualche giorno perché via da Montreal. 
Primo viaggetto on the road di rodaggio per quello che, se riusciamo, vorremmo fare quest'estate. E questa volta una destinazione importante, anzi LA destinazione, New York City a sole cinque ore di macchina, e ad appena una di volo, da qui. 
Insomma un po' come Roma e Milano.

L'occasione è stato l'ennesimo viaggio di lavoro di Iduzzo. Gli abbiamo fatto compagnia per un pezzo, poi, lui è andato per i fatti suoi ed io, invece, a trovare la mia fantastica famiglia americana che abita a qualche chilometro di distanza dalla Big Apple, in quel di Montclair, New Jersey.
Li ringrazio ancora per tutto, per l'accoglienza, per la pazienza ed il tempo che ci hanno dedicato nonostante il numero di componenti sia più o meno quello della Famiglia Bradford, con già quattro figli a cui stare dietro, un lavoro e il solito milione di cose da fare che, nel loro caso, sono anche due.

A me è sembrato tutto molto cinematografico come sempre, del resto, quando mi trovo in America. Da europea, e italiana, io mi esalto davanti ad un frigo che è un po' una stanza in più, ad una casa così grande che per orientarti devi seminare briciole di pane, all'altalena in giardino, alla dispensa della cucina assortita come un'intera scaffalatura dell'Esselunga, al latte con i cereali per colazione. Fantastico.

E che dire di New York ? Niente, non c'e' nulla da fare, per me resta una città magica. L'approdo a Manhattan, emergendo da uno dei tanti tunnel che la collegano alla terra ferma, rientra sempre fra le dieci esperienze più coinvolgenti della mia vita. Seconda, forse, solo alla nascita dei miei figli. E nell'aria risuonano le note di Rhapsodie in blue di Gershwin come nella suggestiva scena d'apertura del film Manhattan.

A New York tutto è così dannatamente cool. Ho sempre l'impressione che le persone per strada siano delle comparse, m'immagino la vita che fanno, dove abitano e, spesso, mi piacerebbe seguirle. 



Sabato, nel tardo pomeriggio, sono passata davanti al Lincoln Center che, illuminato, risaltava sull'azzurro di un cielo che si stava spegnendo. Sarei rimasta delle ore a guardare la gente che, nel mitico piazzale antistante, con il programma sottobraccio, faceva un'ultima chiacchiera in attesa di assistere allo spettacolo previsto per quella sera. 



Ming, però, non sembrava essere della stessa idea : "Mamma, andiamo a casa ?" L'avevo trascinato fuori per quelle cinque ore a zonzo per la città. L'avevo facilmente convinto a seguirmi, promettendogli una visita al Disney Store che, però, distava quei quindici isolati dall'appartamento di un amico di Iduzzo dove eravamo ospiti per la giornata. E dove sono entrata in un altro film. Pranzo con lui, che ha un locale notturno e dei ristoranti in città, una moglie di origine etiope ed un vicino di casa simpaticissimo che, come in Kramer contro Kramer, è divorziato e ha la figlia di tre anni il weekend che ha una nanny uguale a Prissy di Via col vento. E per fortuna che c'è l'ha perché Paul, che ho amato subito, è il padre più distratto della città e, allo zoo di Central Park, dove siamo andati tutti insieme, si è perso la figlia diverse volte. Il momento più esilarante è stato comunque quando abbiamo chiamato un taxi e lui, terrorizzato, ci ha confessato di non sapere come chiudere il passeggino.

Passeggino che, invece, è tornato utilissimo a me quando ci ho caricato un Ming renitente perché "io sono grande mamma, non come Tommaso" e, fuggendo dagli altri, mi sono conquistata alcune ore di semisolitudine a passeggio per la città e con il naso rigorosamente all'insù.
Credo di aver percorso almeno una decina di chilometri, cercando di comunicare il mio entusiasmo a mio figlio che, alla fine, preso per stanchezza o giusto per non sentire un ennesimo "guarda Mat che bello qui, che bello là" mi ha buttato lì un "Sai mamma mi piace Nu Yok ... Adesso andiamo a casa?"

Domenica mattina eravamo già sulla via del ritorno verso il grande freddo con tanti nuovi momenti da ricordare ed una preziosissima scatola di chocolate chip cookies fatti da nonna Carol. Un gesto che ci ha riscaldato il cuore, oltre a riempirci lo stomaco, perché, nella nostra vita da esuli, fa così bene sentirsi ogni tanto in famiglia.

Il doganiere canadese, probabilmente generato dall'incrocio fra un umano ed un orso, ci ha pigramente timbrato i passaporti per poi lasciarci andare senza ulteriori sbattimenti come invece è successo, all'andata, dai cugini statunitensi che ci hanno trattato come se fossimo dei corrieri della droga messicani.
Se mi fosse successo altrove, ne sarebbe seguito un alterco da cui rimpatrio immediato. Ma qui sapevo che, in fondo, era solo la scena di un film.







Commenti

  1. New York è incredibile, passeggiare per le vie ti regala emozioni forti e contrastanti. Tutto è big, tutto.

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  2. Grazie per il tuffo di nostalgia! ..... ma se non ti mando una mail "scoppio". ???

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