La lumaca vola
Come da programma, sono andata con Ming al Fine Arts Museum o Musee des Beaux Arts (con l'aria che tira spero che non mi multino per omettere, ogni tanto, anche il nome in francese. Poca importanza che sia scritto correttamente, a giudicare da come conoscono, qui, sintassi e grammatica di questa lingua che difendono così strenuamente. Evito quindi, per pigrizia, gli accenti).
Un quarto d'ora di "mamma dov'è il museo, siamo arrivati al museo, è questo il museo ?" mentre procedevamo a piedi, sotto la neve, dal parcheggio che avevo trovato non vicinissimo.
Finalmente dentro, alla seconda tela, Ming ha sentenziato : "Mamma, voglio uscire, ho fame."
Stavo quasi per cedere quando lo sguardo mi è caduto sullo spazio colorato al di là di una porta vetri che aveva proprio l'aria di voler attrarre dei bambini annoiati. Bingo.
Un vero e proprio padiglione dedicato ai più piccoli con tante salette dove, il fine settimana, dei poveri diavoli, giovani artisti o studenti, organizzano diversi atelier di disegno e di pittura.
Ci siamo infilati nel primo a tiro dove il challenge era quello di ritagliare delle silhouette di cartoncino nero ed attaccarle su fogli colorati con pastelli e poi spugnettati. Ce la potevamo fare.
Ming ed io eravamo soli in compagnia di Amelie, una giovane ragazza francese che si occupava di mostrare il procedimento e di gestire la cosa.
Sono poi arrivati altri genitori con pargoli e la cosa ha preso, per me, una piega molto più interessante.
Partiamo da un padre non più giovanissimo e molto atteggiato, vestito un po' da artistoide con figlio maggiore di sei o sette anni abbigliato come lui e figlia singhiozzante e rompiballe in passeggino.
Si sono messi al lavoro come se dovessero decorare la Cappella Sistina, lamentando l'assenza di colori fondamentali per la loro composizione.
Poi il nano è venuto verso di noi proprio per farci ammirare il suo capolavoro : una casa ed un albero. Gli ho buttato lì un "bravo", giusto per accontentarlo e levarmelo di torno, quando lui ha abbassato gli occhi sul nostro disegno e alla vista di una lumaca volante, ha commentato serissimo : c'est pas juste ça. Elle vole pas. Si mon père il voit ça, il va tomber dans les pommes (ho controllato sul dizionario e l'espressione vuole dire più o meno "schiatta"). E qu'il tombe e si faccia anche un po' male, ho pensato, mentre cercavo di spiegargli che con l'immaginazione tutto è possibile. Sguardo sempre più allibito.
Non è la prima volta che mi succede. Un pargolo britannico, alla vista di una luna viola, ha puntualizzato : "It's not right ! The moon is not pink."
Forse sono io che sbaglio. Dovrei adottare anch'io un po' di sano pragmatismo anglosassone e smetterla di lavorare di "fantasia", cosa che tra l'altro che, da italiana, mi viene così bene.
E allora basta credere a lumache che volano, a lune viola, a governi seri e duraturi...
O forse no. Perché se si è già così seri e strapallosi in tenera età, da grandi, quando la magia finirà ed il mondo si rivelerà per quello che è, senza un po' di fantasia, sarà piuttosto dura.
E questo mi sarebbe piaciuto dirlo anche ad un'altra madre che, seduta di fianco a me ha chiesto alla coordinatrice dell'atelier di fare, lei, un disegno al figlio di più o meno sette/otto anni : "because he's not good at it. He can't do it. I can't draw." Insomma, quella mattina si è alzata e ha deciso di farne un insicuro ed un disadattato a vita, portandolo a fare non la decorazione in stucco di qualche chiesa barocca, ma bensì un banalissimo collage su carta.
E a me sembrava curioso il sistema educativo asiatico.
Se questo è un segnale di quello americano, comincio a sentirmi di nuovo un pesce fuor d'acqua.
It's not right ! Fish cannot be out of water !
Ma che genitori sono? Perchè togliere loro la fantasia? Perchè non lasciarli liberi di esprimersi?
RispondiEliminaPoveri bimbi...
Sono d'accordo con te; ma se accenni alla politica....casca l'asino! Anna C.
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