Yao bu yao

Mia madre non mi capisce da quando avevo due anni e mezzo, dirà un giorno Ming ai suoi amici o alla fidanzata di turno. E in effetti come dargli torto ma il problema è che Ming, a cui si è improvvisamente sbloccato l'emisfero cerebrale che gestisce linguaggio/comunicazione, si esprime in quattro lingue diverse, mescolandole e storpiandole a suo piacimento.
Quando il vocabolo gli manca in italiano, in ebraico o in inglese, ecco allora spuntare il cinese che, per il resto, utilizza strettamente in ambito scolastico.
Il classico voglio la mamma che, da una settimana, ha sostituito il ciuccio appeso al chiodo con grande sollievo di Lady Ariberth, per Ming è : Yao (voglio in cinese) mamma. Yao e bu yao ricorrono spesso nel frasario di mio figlio, ma soprattutto il bu yao, ossia il "non voglio" : bu yao dormire, bu yao doccia, bu yao carote e via discorrendo.
Poi c'è hao (bene): Matteo vai a prendere le scarpe ! Hao (ok)
ma dello hao se ne fa un uso più raro perché, di solito, predonima il bu yao ... (in questo caso)scarpe.

Per quello che riguarda l'italiano, ci devono essere, invece, degli antenati romani in famiglia perché un "mò dai ? (me lo dai)" non suona molto lombardo. Del resto le forme abbreviate pare siano le sue favorite : 'sa fai ? (cosa fai ?) a cui, di solito, segue Mamma, 'sa fai ? Casino ? il che lascia ad intendere come la sottoscritta non sarà mai ai suoi occhi un modello di perfezione ma pazienza.
L'espressione un sacco di aerei, assorbita l'estate scorsa durante una delle nostre permanenze in aereoporto, viene utilizzata sempre come misura di quantità.
Ci sono tanti bambini oggi! Si, mamma, un sacco di aerei (basterebbe "un sacco" e basta ma va bene così)

La tensione sale, invece, quando Ming pronuncia male una parola, sentita magari qualche giorno prima, e si innervosisce se io lo guardo allibita. Matteo non ti capisco. E allora lui, urlando, me la sillaba pure : ca-ta-ri-ce, ca-ta-ri-ce fino a quando la sottoscritta, a cui tanti anni di Settimana Enigmistica hanno fatto del bene, esclama : lavatrice ! Si, mammma, catarice.

I nostri scambi dialettici raggiungo il loro apice in bagno quando cerco di convincerlo ad usare il gabinetto, sfida che ancora non sono riuscita a vincere nonostante il nanerottolo, all'asilo, abbia ormai smesso i pannolini da tempo.
Matteo, no pipi, allora no ipad, no gelato e non si gioca con Sirak (il suo primo migliore amico), convinta che queste rinunce lo mettano alle strette. Manco per idea. Mi guarda con un mega sorrisone e con voce melliflua mi fa il verso : No pipi, no ipad, no gelato, no Sirak come per dire e sai chissenefrega.
Allora oggi ho provato con un livello più alto di minaccia, visto che da settimana me la rimena : saliamo in aereo alto alto nel cielo insieme e andiamo nonna a Milano.
Matteo saliamo in aereo solo se prima fai la pipì. Non ha battuto ciglio ma un paio di ore dopo mi ha detto : mamma, saliamo aereo insieme e poi pipi ! Si, si poi pipi ! con sottinteso un bel "mo' la frego". Così piccolo e già paraculo.

E poi i numeri, la sua grande passione. Contare, contare e ricontare, soprattutto in inglese e allora one, two three che siano mele, spot nel soffitto, briciole per terra, calze sullo stenditoio, scalini e chi più ne ha, più ne metta. Al mattino, quando si sveglia, il buongiorno è sovente sostituito da : Mamma, uno, due e tre. E mi hanno detto, ridendo, che conta anche all'asilo ma in cinese of course. Non so, spero che gli passi e che si butti, che ne so, sulle lettere dell'alfabeto anche se, con quattro lingue di cui due decisamente diverse, sarà, perdonatemi l'espressione oxfordiana, un bel casino, mess, balagàn e in cinese non lo so.




Commenti

  1. Mi sono veramente divertita a questi tuoi racconti. Devo chiamare miss Ariberth per farmi raccontare altre cose carine. Ah ,questi nipoti!AnnaC.

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  2. E già Lady Ariberth ne avrà di cose "carine" da raccontarti :-)) ... ciao

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