L'anno che verrà

Entrati nello spirito, non c'è che dire 
Da sempre per me l'anno cambia numero a settembre. Inizia con la riapertura delle scuola e termina con le vacanze estive. Fedele a questa convinzione mi trovo in profondo disaccordo con il calendario gregoriano. Che senso ha, infatti, far partire l'anno nuovo a gennaio, il mese più triste, quando nessuno ha né la voglia né l'energia di rimettersi in pista dopo la pausa natalizia ? 
Senza contare che ognuno dovrebbe avere il proprio calendario personale. Per esempio io sono nel 6 d.M. dove per d.M. intendo "dopo Matteo". La mia vita è infatti sostanzialmente cambiata il 30 giugno 2010, giorno in cui sono diventata mamma. Tutto ciò che è successo dal 34 a.M sino a quell'afosa giornata d'estate in cui cercavo disperatamente di partorire appartiene ad un'altra era, ad un'altra vita e ad un'altra me.

Era quindi destino che sul mio cammino incontrassi un ebreo che, per convenzione, utilizza il nostro calendario ma che per tradizione, invece, festeggia l'inizio di un nuovo anno proprio fra settembre e ottobre.

La festa di Rosh hashana, o letteralmente capo dell'anno, non ha nulla a che fare con la nascita di Cristo, per gli ebrei tuttora un profeta no global, ma risale alla date della creazione del mondo che i rabbini stimano, in base alla Bibbia, intorno al 3760 a.C. E poiché l'anno zero ovviamente non esiste, adesso loro sono nel 5777.
Secondo il calendario lunisolare ebraico, la festa cade il primo giorno di Tishri, mese in cui iniziano i dieci giorni di pentimento durante i quali gli ebrei dovrebbero farsi l'esame di coscienza sull'anno appena trascorso e chiedere perdono a Dio che deciderà se perdonarli o meno quando è Yom Kippur. 
Per me tutta questa storia è assolutamente irrilevante ma resta il fatto che in Israele, per esempio, il periodo delle feste cada proprio in autunno, stagione che trovo più appropriata dell'inverno.

Bando alle ciance, invece in Cina l'anno cambia in occasione della prima luna nuova dopo il solstizio invernale e, quindi, fra gennaio e febbraio. Il capodanno cinese è conosciuto come Chunjie o, molto ottimisticamente, Festa di Primavera anche se gli alberi sono ancora spogli e fa un freddo cane.
Una decina di giorni fa, la Festa delle Lanterne ha dunque concluso il lungo periodo di feste in concomitanza con l'inizio del nuovo anno.
Secondo l'astrologia cinese ad ogni anno è associato, a rotazione, uno dei dodici animali dello zodiaco, dal Topo al Maiale e questo è il turno del Gallo che rimpiazza la Scimmia.
Per esempio, in casa nostra abbiamo una Tigre, Matteo, un Drago, Tommaso, e due Conigli, Iduzzo ed io, cosa che non ci avvantaggia. Perché il coniglio sarà anche, secondo la tradizione locale, quieto, riservato, retrospettivo ma il drago e la tigre se lo mangiano in un boccone. 

Durante il capodanno cinese il colore dominante nelle decorazioni è il rosso, dalle lanterne agli hongbao, le buste in cui si infilano soldi da distribuire un po' a tutti, anche ai bambini. Un rituale che ora conosco ma che ai tempi, a Taipei, mi aveva trovata impreparata. Ricordo di un pomeriggio, eravamo appena approdati a Taiwan, quando mi sono sentita bussare alla porta e la mia vicina di casa si era presentata per farci gli auguri e per consegnare a Matteo, allora cinque mesi, la famosa busta rossa. Avevo pensato si trattasse di un semplice biglietto di auguri ma dentro c'erano proprio dei soldi e non pochi. Convinta fosse un errore o, anche peggio, un'offerta d'acquisto per Matteo, prima di attraversare il pianerottolo e restituirla, mi sono consultata con Polly, il nostro angelo custode che mi ha rassicurato : "It's ok, Anna. You can keep it. It's our tradition."
Ai lati delle porte o dei portoni di ingresso si appendono invece i Chun lian, una coppia di strisce rosse con caratteri dorati di buon auspicio. Quello che ho a casa io, ne avevo comprato ancora uno a Taipei quando ovviamente non sapevo che ci volesse la coppia, pare dica così : Una famiglia serena e tranquilla sarà sempre fortunata. Sperem.


Rosso ovunque ma soprattutto sulle porte ed i portoni di ingresso decorati con gli immancabili Chun lian
Il rosso è il colore che, secondo la leggenda, spaventa Nian, e "nian" vuol dire anche "anno" in cinese, un mostro enorme con il ciuffo tinto biondo e la cravatta rossa ... ah no, scusate, quello esiste davvero e vive alla Casa Bianca ... questo è invece un mostro con la testa di leone che, proprio una volta ogni dodici mesi, esce dalla tana per divorare esseri umani. Proprio per allontanarlo la tradizione vuole che, in occasione del capodanno, oltre ad un tripudio di rosso ovunque, si sparino fuochi d'artificio e si faccia sostanzialmente un sacco di rumore. Una storia che è stata ripetutamente raccontata a scuola ai miei figli tanto che, proprio la notte di capodanno, Tommaso era terrorizzato che lo Nian entrasse in casa.
"Tommaso, non preoccuparti, non esiste !"
"No esiste, esiste. Me lo hanno detto a scuola!"
"È solo una leggenda. Non esiste."
"Mamma, cosa vuol dire "leggenda" ?"
"È una storia che non è vera, come questa."
"Ma è vera. Me l'ha raccontata la maestra."
"Va bene. Sarà anche vera ma non preoccuparti. Nian vive a Washington e ce l'ha con i cinesi."

Quest'anno, contrariamente a quasi l'intera popolazione expat che ha colto l'occasione per menare le tolle, respirare aria pulita e farsi un po' di mare, noi abbiamo optato per la staycation come dicono gli americani. Ad un mese scarso dal nostro rientro dall'Italia l'idea di salire di nuovo su di un aereo mi faceva semplicemente vomitare. L'abbiamo trascorso tutto qui questo Chunjie, in una Shanghai tranquilla e deserta, abbandonata dagli occidentali ma soprattutto dai cinesi che, nei giorni precedenti alle festività, carichi di valigie e di regali sono saliti su treni, macchine e aerei per raggiungere le proprie famiglie anche in zone molto distanti della Cina. 
Per molti questo, conosciuto con il termine di Chunyùn, è infatti l'unico periodo dell'anno in cui poter riabbracciare i genitori, le mogli ma anche i figli lasciati a casa prima di avventurarsi nelle grandi città alla ricerca di un lavoro anche umilissimo.
S tratta in assoluto di uno dei maggiori spostamenti di massa al mondo e quindi di una sfida non indifferente per gli organi preposti al controllo e alla gestione delle infrastrutture e dei trasporti.
A Shanghai i treni della metropolitana in direzione della stazione erano stipati di giovani e famiglie con bambini. Uomini e donne che, oltre alle valigie, cercavano di destreggiarsi con thermos, scatole di cibo, sacchetti, coperte, il tutto per affrontare viaggi anche molto lunghi verso il paese o la città di origine. 


@Gilles Sabrié
Tratto da Chris Bukley - Adam Wu " Chinese New Year : Inside the world's largest trek " - NY Times - 26.01.2017 
Osservavo questa umanità con grande tenerezza e simpatia ma anche sollievo nel ritrovarmi spesso sola sui treni che, invece, riportavano verso centro città dove, a parte qualche bus di turisti, per le strade si vedevano sempre meno crapini neri aggirarsi silenziosi e rapidi come le formiche, a piedi, a cavallo dei loro scooter un po' malconci o sulle bici "station-wagon" stracariche di merce.
Persino la musica cinese che da mesi allieta le nostre serate e che ho scoperto provenire dal parchetto dietro casa dove, cascasse il mondo, si raduna un gruppo di anziani per darsi alle danze, si era finalmente quietata.

Nessun rimorso quindi per aver scelto di rimanere stanziali, aspettando l'anno del Gallo in compagnia di qualche buon libro e riprendendoci sostanzialmente dal nostro esodo, quello natalizio, sicuramente più comodo e meno laborioso ma, diciamo, diversamente stancante.






Commenti

  1. è possibile contattarti via mail? se sì, mi puoi ricontattare a flaviar@bab.la? grazie!

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