Si riparte da ...



E' arrivato il momento di aggiornare il mio curriculum vitae ma, attenzione, non con un banale PhD o con il solito master scontato, titoli ormai superati ed inutili. Il certificato di fine quarantena è, nell'era Covid-19, il pezzo di carta più ambito e ieri è stato consegnato ai Wallach durante una breve ma significativa cerimonia di congedo alla reception dell'albergo.

E' iniziata dunque con una grande soddisfazione la nostra nuova vita a Singapore.
I programmi per la prima giornata di reinserimento nel nostro habitat naturale erano molto articolati e ambiziosi.
In realtà, dopo essere approdati con le nostre sei valigie e due chitarre - ci scambiano sempre per i genitori di due mini Paco de Lucia in tour e onestamente ancora mi chiedo perché ce le siamo tirate dietro - nel nostro nuovo appartamentino in un mega residence in centro città, a me è venuta una botta di sonno pazzesca. Mi sentivo stordita come se fossi appena atterrata da un volo intercontinentale e così sono andata a dormire. I tre uomini di casa, invece, sono spariti in piscina. Era la prima volta da più di due settimane che ci separavamo e it felt really good.
Al mio risveglio, ho svuotato per la quinta volta in due mesi il contenuto delle sei valigie e alla lista delle cose inutili come le chitarre e il coltello seghettato si è aggiunto un piccolo sacchetto di canapa con i due denti da latte caduti a Tommaso appena prima del trasloco.
Ho messo fuori il naso da casa, chiamiamola cosi, solo in serata perché avevo fame. La nostra destinazione d'obbligo non poteva che essere Din Tai Fung, catena taiwanese famosa per gli xiaolongbao - ravioloni al vapore con ripieni di carne o verdure e un brodino che può raggiungere la temperatura di fusione dei metalli e procurare devastanti scottature al palato - di cui i miei figli sono ghiotti.
Ogni volta che torniamo in Asia, si riparte da Din Tai Fung perché é un posto familiare - l'abbiamo scoperto quando vivevamo a Taipei ed è stato il primo ristorante dove abbiamo portato Matteo - e quando si approda in una città nuova e si è completamente disorientati il trucco è cercare un luogo che ricordi almeno vagamente qualcosa di conosciuto. A Taipei per qualche mese, prima di scoprire Din Tai Fung, è stato l'Ikea. Ci trascorrevo delle ore senza comprare mai nulla di significativo se non pacchetti di tovaglioli colorati. Credo di averne ancora. Domani toccherà a Muji, negozio giapponese di abbigliamento e articoli per la casa, dove compro i miei vestiti "variopinti".

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