A cena con il presidente



Credo di essere una tipa mediamente organizzata. Da uno a dieci mi dò anche un otto. Tuttavia, quando si tratta di prepararsi per un evento mondano, che sia più impegnativo di un cinema con pizza, arrivo sempre all'ultimo momento.

Ancora due mesi fa, Iduzzo mi aveva preannunciato che giovedì 16 maggio saremmo andati ad una cena organizzata dalla ECCT, la camera europea del commercio, a cui avrebbe partecipato niente meno che "sua eccellenza" Mister Ma, presidente of the Republic of China, volgarmente detta anche Taiwan.
Ok, meno male che me lo dici adesso così ho tempo per pensare a cosa mettermi ...

Giovedì mattina non avevo ancora aperto l'armadio dove avevo riposto i miei due o tre vestiti che, di norma, riciclo in queste occasioni e ora probabilmente sepolti dalle ragnatele.
In compenso, però, avevo deciso di andare da Selina, la mia parrucchiera, con due intenti principali, il primo quello di darmi almeno una pettinata ed il secondo, molto più strategico, quello di prendere qualche spunto per l'abbigliamento da quelle riviste per il gentil sesso che, di norma, si leggono solo dal parrucchiere. 

Credo di averne sfogliate una decina, di aver scrutato con attenzione almeno duecento pagine di pubblicità di case di moda, di aver letto almeno una decina di rubriche tenute da fashion guru, alla spasmodica ricerca di un articolo che, più o meno, titolasse così "Il ritorno della ballerina anche per la sera ! Anna, non ti preoccupare. Sarai super trendy ...
Invece no. La sera è ancora d'obbligo il trampolo, tacco o zeppa, che richiede una buona dose di equilibrio, naturalezza e predisposizione al dolore, tutte qualità che io non ho.

Giovedì pomeriggio, un'ora prima di uscire, dal mio armadio impolverato avevo estratto un comodissimo pantalone nero ampio che credo di avere acquistato a Londra più di una decina di anni fa ed una gonna argento più recente ma quasi vintage. 
Una mano a scegliere, nel vero senso della parola, me l'ha data Ming che con le dita sporche di mousse al tonno, spuntino pomeridiano, ha preso la gonna > wow, mamma. questa bella.
Non mi rimaneva che il pantalone nero, "pericolosamente" abbinato ad un top dello stesso colore e, dulcis in fundo, ad un comodissimo paio di ballerine argento. Look sobrio e un po' funereo che però ha entusiasmato Angela, la nostra receptionist, abituata a vedermi tutti i giorni in jeans e All-star. 
L'avrei abbracciata anche se tanto entusiasmo mi ha fatto riflettere sulla necessità impellente di abbandonare, forse, il mio stile da eterna liceale.

Facciamo, così, finalmente il nostro ingresso trionfale in una delle tante sale dell'hotel Hyatt allestite per l'evento.
Prima di sederci a tavola, per degustare un menù di cinque portate di dimensioni lillipuziane, mi è toccato il solito giro di presentazioni durante il quale devo ripetere almeno trenta volte sempre la stessa storia > Nice to meet you, I'm from Milan and we've been living in Taipei for over two years now con, poi, la battuta finale > my second baby is made in Taiwan, risatina e in conclusione > it was really nice meeting you. see you soon. quando quello che vorresti dire, salvo rare eccezioni, è : non me ne può fregar di meno di parlare con Lei e, francamente, credo che non ci vedremo mai più.
Poi c'è anche da dire che Iduzzo si diverte ad introdurmi a personaggi bizzarri per vedere la mia reazione. Fra tutti, in questo caso, da segnalare una specie di tronco con i capelli biondi e il sex appeal di una lavastoviglie Bosch che, da Zuri(c)o è qui a Taipei come CEO di Bayer. "I've heard about your company" le ho detto scherzando ovviamente. Ma lei non ha riso : Ya, ya, fery famous Kompany. You must have tried some of our pro(t)ucts, mostly medicines ..." 
Ma dai ?

A tavola mi sono ritrovata seduta fra mio marito ed un professore di economia dall'età indefinibile (ottant'anni come cinquanta) che, pur parlando un ottimo inglese, bisbigliava, costringendomi ad un faticosissimo esercizio di lettura delle labbra e ad uno stiramento del collo che per poco non appoggiavo la testa sul suo piatto per riuscire a capirlo.
A vivacizzare la serata ci ha pensato il mio connazionale Giuseppe, chairman della Camera del Commercio Europea, che in Romanenglish ha dilettato il pubblico con il suo discorso introduttivo. Simpatico, per carità, ma io mi chiedo come possa uno che vive all'estero da anni e che ricopre un ruolo rappresentativo importante, non aver ancora imparato a pronunciare correttamente in inglese, fra le tante, la parola "goverment". Ze governemente ov Taiwanne
Non è possibile. E non lo è soprattutto se fai uno speech davanti al presidente del paese in cui risiedi e se, dopo di te, parla l'unico francese al mondo che deve aver studiato a Oxford per anni da cui una pronuncia impeccabile. Ma noi, salvo rare eccezioni, abbiamo la tendenza a fare i simpaticoni e gli esuberanti con il rischio, però, alla fin della fiera di risultare solo dei grandi buffoni.
E quando, in un'occasione del genere, il messaggio che emerge da tutti i discorsi fatti è : per favore Taiwanesi venite a salvarci e investite in Europa, se io fossi in loro magari in Francia si ma in Italia ci penserei due volte.

Poi è stata la volta di Mr Ma, the president, un bell'uomo nemmeno così asiatico, che, di nuovo, in un ottimo inglese e con un discreto sense of humour ha fatto il suo intervento per poi dedicare una buona mezzora a passare fra tutti i tavoli, ognuno legato ad una delle aziende sponsor dell'evento, e fare un brindisi con gli ospiti. L'ho trovata un'iniziativa molto cortese che, però, dimostra quanto la sua agenda non sia poi così fitta d'impegni. Tante foto con sciure che se lo mangiavano con gli occhi, tante strette di mano e poi, scortato da un numero, direi, eccessivo di guardie del corpo, è sgattaiolato via. Non ci rivedremo mai più. 



Senza guardie del corpo e dopo l'unico siparietto degno di nota di due giovani ragazzi gay che sono venuti a presentarsi a Iduzzo > because we are working in the same building and we see you everyday..., fra lo sguardo attonito del consorte ed il mio stupore, (Mi è persino dispiaciuto dire loro, su richiesta altrimenti avrei taciuto, che io ero la moglie e leggere nei loro occhi una giusta delusione), la sottoscritta, con l'icona gay che mi sono sposata, ha deciso di rientrare a casa dove ho subito riappeso pantaloni & co nell'armadio dove torneranno ad impolverarsi per i prossimi mesi.
Nel frattempo, però, andrò a comprarmi un tailleur e scarpe con tacco da sostituire a jeans e, come diceva Jannacci, alle scarp del tennis.








Commenti

  1. Ti capisco: agli eventi sponsorizzati dal Consolato il romanglish è molto diffuso (e atroce da sentire).

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