Un anno fa

Un anno fa finalmente nascevo. E' stata dura perchè non si decidevano a tirarmi fuori. Non riuscivo ad uscire con la valigia e tutte le cose che avevo raccolto in nove mesi (anzi quasi dieci) di reclusione in quel posto così umido.
Ho conosciuto prima il mio papà, uno spilungone con gli occhiali e, solo dopo qualche ora, la mia mamma che, diciamolo, non aveva una bella cera. E non aveva nemmeno latte quindi io, che mi sarei magnato un tacchino ripieno, dovevo, invece, succhiare quelle goccioline bianche ed insapori che, francamente, facevano anche un po' schifo.

I giorni seguenti è andata meglio. La mia mamma si è ripresa, anche se aveva sempre sonno, e mi hanno dato qualcosa da ciucciare di più sostanzioso. Siamo tornati a casa dove ho subito capito che erano entrambi tanto carini ma un po' intreghi. Purtroppo, tra di noi, la comunicazione scarseggiava. Poi uno mi parlava in un modo, quell'altra in un altro e a me veniva solo da piangere. Non ci potevo fare nulla. Ero molto fragile di nervi e, credo, vittima di una forma di depressione neonatale.

Una settimana dopo la mia nascita, ho capito che c'erano grandi cambiamenti nell'aria. La mia mamma parlava di un posto che si chiama Taipei, di avvocati e di divorzio ... Poi ha parlato solo di Taipei, una città lontanuccia dove ci siamo trasferiti cinque mesi fa. Non era la prima volta che prendevo l'aereo, perchè ho dei nonni in Israele da dove viene lo spilungone con gli occhiali. Ci sono andato prima di Natale con la mamma, ma senza lo spilungone. Non ho capito perchè ma, con il tempo, mi sono reso conto di vivere in una famiglia strana, con tante persone simpatiche che, spesso, mi parlano da una specie di finestra colorata che si chiama skype. Parlano e fanno versi come se fossero metà umani e metà animali. Non mi è chiaro.

A Taipei, invece, sono tutti più o meno alti come me e con degli occhi stretti e lunghi come se succhiassero delle fette di limone. Parlano in modo ancora più strano del mio papà e della mia mamma e, quando mi vedono, cacciano sempre degli urletti e mi fanno delle foto. Per loro io sono Ming-tai, giusto per semplificarmi la vita.

Trascorro le mie giornate per terra a giocare con dei cubi, degli anelli ed un telefono di plastica colorata. Insomma due palle. Ogni volta che mi interesso a qualcosa di diverso, arriva la mamma e mi allontana. E allora io mi innervosisco e adesso, oltre a piangere, urlo, cosa che mi sembra più efficace e meno stancante.
Lei è quasi sempre con me. Non ce la faccio più e non vedo l'ora di andare a vivere da solo ma mi sembra di aver capito che dovrò attendere. Sopporterò. Ogni tanto viene la Puffetta, soprattutto la sera. E' carina, pesa come me e quando mi prende in braccio, temo sempre che cada perchè è proprio tanto minuta. Mi chiede sempre : Mateo are you happy ? Direi di si. La mia vita non è poi così male.
E poi c'è Polly con cui mi fidanzerei anche perchè so di piacerle proprio, ma purtroppo ha quasi trentanni più di me e sta per sposarsi. La cosa si farebbe un po' spessa.
E' lei che mi ha regalato il pigiamino sexi che sfoggio nella foto per ricordarmi che sono nato nell'anno della Tigre.
Delizioso e la ringrazio ma io preferisco dormire con body e shorts. Sono tradizionalista.
Io mi aspettavo che uscisse dalla torta e mi cantasse : Happy Bi(l)thday Ming ! ma forse sarà per l'anno prossimo !

Commenti

  1. caro Ming Tai, con quella tuta gialla sei proprio un giallo. Ti vediamo cresciuto, vuol che le schifezze se le mangiano lo spilungone e tua mamma. Dovresti essere tra poco a Milano, sei un frequent flyer??? Portati la tua puffetta che così le presenti eventuali amici. Immaginiamo tua nonna su di giri, specie dopo che si è arresa del tutto agli idraulici inglesi (ma non dovevano essere idraulici polacchi?) Caro Ming, questa è la globalizzazione: non sai cos'è, ma è chi fa per sè, fa per tre...
    Anna e Iduzzo compèlimenti ancora per l'erede
    Salutoni affettuosi
    Emma e Giu

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