L'aggiornamento del venerdì #1


E sono passate quattro settimane dal nostro approdo a Singapore; sembra un anno. Sono particolarmente soddisfatta di avere finalmente imparato ad attraversare guardando automaticamente prima a destra e poi a sinistra perché qui si guida sul lato sbagliato della strada, uno dei tanti retaggi, insieme a cielo grigio e pioggia frequente, dell'impero britannico.

Stiamo lentamente trovando il ritmo dopo le prime giornate iniziali in cui devo ammettere di avere preso questo posto un po’ di petto con un cattivo umore che mi rendeva fastidiosa persino a me stessa. Ne abbiamo parlato e Singapore mi ha detto: capisco che il tuo cuore non sia ancora pronto ad impegnarsi di nuovo ma possiamo perlomeno provare a frequentarci?
Domenica è stata una giornata di svolta nonostante qualche ora trascorsa a Palawan Beach spiaggia di Sentosa completamente deserta dove, mentre ero sdraiata a prendere quel breve raggio di sole giornaliero, mi ha fatto ombra la testa di un ragazzo con una maglietta rossa con la scritta - Social Distancing Ambassador - che mi ha ricordato di indossare la maschera. Seriously?, ho ribattuto. Yes, I’m so sorry. Only no masks in the water, e si è dileguato.
E così tanto per cambiare sono tornata a casa inversa e imbronciata. Ho poi acceso la televisione e sul canale nazionale, a diverse riprese, è passato un bellissimo filmato quasi commuovente che, in occasione del Teacher Appreciation Day, esprimeva un sincero ringraziamento a tutti gli insegnanti del paese per il lavoro fatto soprattutto in questi ultimi tempi.
Ho pensato che se questo Government ha l’intelligenza e la sensibilità di fare una cosa del genere magari alla fine non è poi così male. Mi sono messa a seguire il notiziario locale e, sarà anche a fini propagandistici, ma il numero e il livello di iniziative messe in pista per migliorare la vita dei cittadini è davvero impressionante. Una per tutte: gli studenti di medicina dedicano alcune ore di volontariato per fare check-up e controlli alle persone anziane, soprattutto quelle che vivono sole o in condizioni meno agiate.
Ve bene, dai, frequentiamoci.
L’umore è poi decisamente migliorato lunedì quando i Wallach Jr hanno preso il bus per andare e tornare da scuola, risparmiandomi quasi un’ora di subway che posso invece dedicare, come le altre, al puro cazzeggio.
Tommaso sembrava meno entusiasta all'idea e la sera prima aveva espresso qualche perplessità. Dai, Tommaso, cosa vuoi che succeda? Hai sempre preso lo school bus senza nessun problema. Vedrai poi che qui il bus è anche meglio, più organizzato senza contare che sia l’autista che il bus monitor parlano inglese. L’avevo rassicurato così bene che lunedì mattina è partito senza battere ciglio.
Al rientro da scuola, mentre li aspettavo, ho scambiato quattro chiacchiere con una signora messicana, la mamma di un bambino nella stessa scuola. Un piacevole diversivo visto che i miei interlocutori sono da settimane i tre uomini di casa. Quando si sono aperte le porte del bus, ho visto scendere Matteo che mi ha lanciato un’occhiata come per dire “meglio menare le tolle” seguito da Tommaso che si è girato verso il bambino della messicana dandogli dello sfigato. Tommaso, sei impazzito? - Mamma, mi ha preso in giro tutto il viaggio insieme ad altri tre suoi amici. Dovevo venire a Singapore per essere bullied? La collega messicana imbarazzata quanto me continuava ad interrogare il suo Manuelito che un po’ l’aria del teppistello ce l’aveva, ma Narcos non aiuta ad essere obiettivi.
Ho cercato di allentare un po’ la tensione perché mi sembrava un peccato aver investito inutilmente un quarto d’ora di chiacchiere con un’estranea. Purtroppo però, anche se nei giorni successivi non ci sono stati più incidenti, i nostri figli si ignorano e noi madri ci limitiamo ad un saluto cordiale sapendo che non ci sarà futuro.
La mia vita sociale fa in effetti un po’ fatica a decollare ma anche perché è sabotata inconsciamente dal figlio più piccolo. Mercoledì mi ero organizzata di vedere la mia unica conoscenza qui a Singapore per pranzo e mentre stavo scendendo in metropolitana la scuola mi ha chiamato per dirmi che Tommaso era caduto, si era fatto male al braccio e dovevo andare a prenderlo. Ovviamente stava benissimo e anche se la scuola aveva già pronti tutti i moduli per la copertura assicurativa, in caso di intervento chirurgico e protesi all'arto, la borsa del ghiaccio ha risolto il problema.
A questo punto visto che la sola persona con cui alla fine mi trovo bene e non mi devo applicare è me stessa, ho deciso di portarmi un po’ in giro e da lunedì parto per delle lunghe camminate esplorative di questa città che, lo sussurro, mi ha affascinato da quando ci ho messo i piedi per la prima volta. Non diteglielo però!
Shabbat Shalom !

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