Only the brave!
Quest'anno sono molto fiera di essermi finalmente iscritta ad un corso di ebraico o di ivrìt (con l'accento sulla "i"). Rispetto al cinese parto avvantaggiata perché ho un'infarinatura di base o survival che mi permette di non cacciarmi nei guai, di fare la spesa e di mandare spesso a quel paese l'automobilista di turno.
Del resto l'ebraico non è una lingua così "difficile": sono solo passati vent'anni e lo mastico ancora goffamente. Sarà anche perché, non si capisce se per gentilezza o per pietà, gli Israeliani che conosco continuano a rivolgersi a me in inglese. E' vero che, spesso, mi ci vuole una manciata di minuti prima di infilare la parola o il verbo giusto per cui uno scambio con me richiede pazienza di cui, salvo eccezioni, loro non sono dotati.
Di solito chi ha tempo sono i pensionati oppure i bambini, come i miei nipoti, perché si sentono lusingati ad insegnare l'ebraico ad un adulto.
In un certo senso, era molto più facile a Shanghai dove, anche se avrei pagato per trovare qualcuno che capisse l'inglese, me la dovevo sbrigare con il mio cinese striminzito, ricorrendo a Google translate, disegni, gesti per sopravvivere a qualsiasi conversazione, sempre faticosissima. Il fondo credo di averlo toccato quando, in un supermercato, ho mimato il verso di una gallina per farmi indicare dove avrei trovato le uova.
Da una lingua antichissima e complessa ad un'altra l'ebraico che, rispetto al cicaleccio cinese, ha un timbro molto più forte e solenne, parole decisamente più lunghe ma una grammatica da brividi. La coniugazione dei verbi dovrebbe essere utilizzata come terapia contro l'Alzheimer, in compenso però la lettura dei caratteri stampati ti distrugge la vista. Sono sempre più convinta che l'italiano si possa imparare in un pomeriggio.
L'ebraico che si parla oggi in Israele deriva in gran parte da quello biblico, lingua diffusa fra gli Israeliti, tribù indigene che hanno abitato questa terra a partire dal decimo secolo a.C., che, durante l'occupazione degli Assiri, fu gradualmente soppiantata e limitata ad usi esclusivamente letterari e liturgici.
Nel 18 e 19 secolo, sarà Ben Yehuda, a cui sono dedicate molte vie da queste parti, a riprendere l'ebraico antico e ad arricchirlo con l'inserimento di nuovi termini, prestati anche dall'arabo stesso, per farlo diventare la nuova lingua moderna di Israele.
Ivrìt safa kasha (L'ebraico è una lingua difficile) mi sento ripetere spesso dagli autoctoni e mi chiedo se il messaggio fra le righe non sia piuttosto lascia perdere. Only the brave!
E così, esclusa l'opzione lezioni private perché fondamentalmente noiose, a settembre mi sono decisa a seguire un corso presso una delle scuole Ulpan, il programma ufficiale per l'insegnamento dell'ebraico agli stranieri. Con falafel, humous, High-tech e arance, l'Ulpan è un altro dei pilastri di questo paese. Ne ho sentito parlare per anni come il metodo veloce e infallibile per imparare l'ebraico. Se mai verremo a vivere in Israele, ti mettiamo all'Ulpan per qualche mese e lo parlerai subito! - mi minacciava bonariamente lo spilungone con gli occhiali. Ed io mi immaginavo l'Ulpan come un palazzo malandato con l'intonaco a pezzi in cui gli stranieri sono rinchiusi e condannati a studiare giorno e notte fino a raggiungere la perfetta padronanza della lingua.
Ho scelto una scuola a Raanana, cittadina non lontano da dove vivo, e se il palazzo è molto simile a quello fantasticato per anni, la gentile accoglienza dello staff e la possibilità di seguire il corso solo un paio di volte alla settimana invece di dovermici trasferire, mi hanno piacevolmente sorpreso.
Il colloquio per verificare il mio livello l'ho fatto con una bella signora di origine russa, il viso largo e disteso incorniciato da capelli cortissimi color rame. Mi ha fatto una serie di domande personali alle quali ho risposto con scioltezza sospetta perché ormai conoscevo le risposte a memoria. Gli stessi quesiti mi erano infatti già stati posti milioni di volte in circostanze diverse - in banca, all'ufficio immigrazione, dal medico etc.
Ovviamente la signora russa si è fatta di me un'idea sbagliata e ha deciso di inserirmi nel gruppo di livello medio alto, cosa che, se da un lato, mi ha inorgoglito parecchio, dall'altro si è presto rivelata incauta.
In classe, trascorso il primo quarto d'ora in cui mi sono brillantemente ripresentata alla classe, non appena abbiamo aperto il libro per leggere un brano sulla storia Gerusalemme, ho capito che non sarebbe stata una passeggiata. Troppo tardi.
A fine lezione il mio disagio è stato condiviso con Viki, la mia insegnante, una donna grissino con i capelli lunghi ricci e neri che, tiratissimi in un elastico di ferro, sembra si debbano staccare da un momento all'altro, ma lei, seppur con un sorriso, è stata risoluta : Mapitom (Schiocchezze) Tu da qui non ti muovi!
Sono emersa dalle prime lezioni esausta: due ore e mezza in cui cercavo disperatamente di seguire la conversazione, di decifrare gli scarabocchi in corsivo di Viki sulla lavagna e di capire quello che leggevo a fatica. Il mio nemico numero uno era ed è tuttora un giornaletto che Viki porta una volta ogni tanto con articoli di attualità, dalla politica ai pannelli solari nel deserto, che io trovo sempre incomprensibili.
Quando le lancette dell'orologio Ikea appese al muro segnano finalmente le undici e mezza, orario di fine lezione, io ci impiego almeno dieci minuti prima di riprendermi da questo bombardamento linguistico.
Qualunque altro insegnante avrebbe ormai avuto pietà di me ma lei no: Anna, Iofi! Kol Hakavod At mitkademet / Anna, dai bravissima! Stai facendo progressi! E la verità è che alla fine mi sta persino simpatica la mia torturatrice.
Ho capito poi che lei permetteva solo di passare alla classe superiore ma mai a quella inferiore e poiché sembrava per Viki quasi una regola di vita, ho desistito. Alcuni compagni si sono ritirati e solo due coraggiosissimi esseri umani hanno chiesto di provare il livello più alto e da lì non sono, ovviamente, più tornati indietro.
Nella mia classe ci sono solo donne e, con la mia eccezione, sono tutte ebree osservanti. Si sono recentemente trasferite in Israele da Francia, Danimarca, Inghilterra e Turchia, a quanto pare allarmate da una crescente onda di antisemitismo in Europa.
E così è arrivata la nonna danese che vuole imparare l'ebraico per comunicare con i nipotini che vanno a scuola qui e che ha dei quaderni ordinatissimi, la mamma francese fanatica ed esuberante per cui esiste solo Israel, la tipa inglese discreta ma spiritosa che si porta sempre dei thermos giganti di tè, la brasiliana minuta e bionda che parla ebraico con un accento fortissimo che ti fa venire voglia di ballare, due amiche turche di cui una, poveretta. con grandi problemi di dizione, per cui non si capisce un tubo di quello che dice. Tutte con la gonna lunga, la fascia in testa e rigorosamente a piedi durante Shabbat.
All'inizio ci siamo studiate con curiosità e anche punzecchiate soprattutto in clima di elezioni politiche ma, francamente dopo qualche mese, nonostante abitudini e stili di vita opposti, siamo diventate un gruppo affiatato, tutte con un solo traguardo, quello di sopravvivere fino alla fine del corso.
Più del mio matrimonio misto, la cosa davvero per loro incomprensibile è perché ho un marito israeliano che non mi parla in ebraico, cosa che in effetti mi tornerebbe utile. Ho spiegato che lo spilungone preferisce utilizzare l'italiano perché non vuole dimenticarlo. Ma con il passare delle settimane e soprattutto dei pomeriggi trascorsi a fare i compiti, memorizzando nuovi vocaboli e nuove coniugazioni impossibili, ho cominciato a pormi la stessa domanda anch'io. Cacchio, ma è possibile che, a parte darmi il contentino ogni tanto di scambiare con me qualche frase banale del tipo - Iofi! at lomedet ivrit?/Brava, impari l'ebraico? - quando è ovvio che si, non pensi che potrebbe aiutarmi rivolgendosi a me nel suo idioma con maggior frequenza?
E cosi gliel'ho chiesto: Ma perché non parli con me ebraico?
Lui, arricciando il labbro superiore, chiaro segnale di difficoltà, ha borbottato : Mah ... ecco ... io ... perché non lo capisci! Inutile dire che DIVORZIO e AVVOCATO sono le parole che ho cercato subito dopo su Google Translate.
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