Il rientro
Lunedì mi sono fatta forza e, ancora nel classico stato di dormiveglia da fuso, ho preso il mio carrellino della spesa e ciondolando mi sono diretta verso il Citysuper vicino a casa, una delle destinazioni abituali dell'occidentale che vuole conservare una parvenza di normalità nel fare la spesa. Ma questa volta è stata dura. Reduce, com'ero, da tre settimane di Esselunga dove una mozzarella non sarà lucidata con il Pronto ogni giorno ma almeno non ti costa quanto il caviale, mi sono sentita travolgere da una fortissima onda di sconforto e nostalgia. E dopo non aver trovato quello che cercavo, con due cartoni di latte riposti nel fedele carrellino, ho fatto retromarcia e me ne sono andata.
Del resto, ad ogni rientro, ci vuole un po' di tempo per riabituarsi ai dintorni. E, in più, questa volta ho risentito parecchio quel tipico stordimento da fuso per cui non sai più che giorno è, che ora è e neppure dove sei. Mai più, infatti, un volo diurno di 12 ore ma soprattutto mai più un volo diurno di 12 ore da sola con i miei figli. E il padre, vi chiederete ? Dunque l'uomo con cui vivo, per dubbi quanto improrogabili impegni di lavoro, tipo la riaccensione del computer, aveva menato le tolle da Milano qualche giorno prima ma con la coscienza a posto perché tanto : Anna, è un volo diretto quindi comodo.
A portarci a Shanghai ci ha pensato Airchina, una fra le più affidabili linee aree ma anche fra le più tristi a partire dal personale di bordo, delle scazzatissime ragazze vestite di rosso che fanno gli annunci al microfono con lo stesso tono con cui potrebbero annunciare un imminente disastro. E una selezione di film talmente scarsa che finisci per distrarti seguendo, come una cretina, la traiettoria aggiornata dell'aereo che sorvola i posti meno conosciuti sulla faccia della terra. Quando, dopo ore, finalmente appare Ullanbator, capitale della Mongolia, hai un breve ma intenso sussulto di entusiasmo come se si trattasse di Parigi o New York. Significa anche che mancano solo quelle 4 ore all'atterraggio che, su 12, passano in un soffio.
La cosa poi che mi snerva più di tutte è il fatto che il pilota non parli ai passeggeri. Nemmeno due parole per augurare un buon volo, per dire che è felice e che non prevede di inabissarsi in un oceano o di schiantarsi contro una montagna o anche solo due commenti su rotta e meteo. Niente di niente. Secondo me per legge dovrebbero essere obbligati a comunicare. A un certo punto, quasi raggiunta Shanghai, ho visto sullo schermo che l'aereo invece di cominciare a scendere, puntava verso il mare. E perché mai ? Una distrazione ?. La tentazione di pigiare il campanello e di porre il quesito ad una delle hostess, tutte ormai sedute e legate alle loro poltroncine in postura atterraggio, è stata forte. Ho resistito anche perché impegnata a zittire Tommaso che, nel frattempo, si era messo a urlacchiare : Mamma are we gonna crash into the sea ? Are we gonna crash ?
Il velivolo ha poi fatto inversione a U e sullo schermo è riapparsa Shanghai. Pericolo scampato e sospiro di sollievo. No, ma io amo volare.
Alle 5 del mattino, ora locale (le undici di sera a Milano), senza aver dormito nemmeno cinque minuti e sotto una gelida pioggerellina, scendevamo i gradini della scaletta perché nemmeno uno straccio di finger c'era ad aspettarci. Ad aiutarmi, nella gestione di figli, bagaglio a mano, borse varie e valigetta dei giochi, un gruppo di italo-cinesi che, credo, rientrasse in Cina per le imminenti festività del Capodanno Cinese. Ai miei ripetuti quanto inutili "xie-xie (grazie)" rispondevano con "ma va, figurati, è un piacere, alla prossima etc"
In particolare ho sorriso alla mamma di Mario, una giovane ragazza cinese che con i genitori parlava mandarino ma con il figlio e, in più, con un marcato accento milanese : "Allora Mario ti dai una mossa si o no ? Se non la smetti le prendi !"
Sono stati gli ultimi suoni familiari, poi, una volta recuperate le valigie e il marito che, nonostante gli improrogabili impegni di lavoro, era comunque venuto a prenderci, ci siamo infilati in taxi. Il tipo ci ha guardato in attesa di sapere la destinazione :
Xintiandi. Shunchang Lu
Eh ?
Xintiandi- Sunsan Lu
Eh ?
Xintiandi - Sciuscian Lu
Ah, Xintiandi - Sunscian Lu. Haole, haole (ok,ok)
Welcome back !
Del resto, ad ogni rientro, ci vuole un po' di tempo per riabituarsi ai dintorni. E, in più, questa volta ho risentito parecchio quel tipico stordimento da fuso per cui non sai più che giorno è, che ora è e neppure dove sei. Mai più, infatti, un volo diurno di 12 ore ma soprattutto mai più un volo diurno di 12 ore da sola con i miei figli. E il padre, vi chiederete ? Dunque l'uomo con cui vivo, per dubbi quanto improrogabili impegni di lavoro, tipo la riaccensione del computer, aveva menato le tolle da Milano qualche giorno prima ma con la coscienza a posto perché tanto : Anna, è un volo diretto quindi comodo.
A portarci a Shanghai ci ha pensato Airchina, una fra le più affidabili linee aree ma anche fra le più tristi a partire dal personale di bordo, delle scazzatissime ragazze vestite di rosso che fanno gli annunci al microfono con lo stesso tono con cui potrebbero annunciare un imminente disastro. E una selezione di film talmente scarsa che finisci per distrarti seguendo, come una cretina, la traiettoria aggiornata dell'aereo che sorvola i posti meno conosciuti sulla faccia della terra. Quando, dopo ore, finalmente appare Ullanbator, capitale della Mongolia, hai un breve ma intenso sussulto di entusiasmo come se si trattasse di Parigi o New York. Significa anche che mancano solo quelle 4 ore all'atterraggio che, su 12, passano in un soffio.
La cosa poi che mi snerva più di tutte è il fatto che il pilota non parli ai passeggeri. Nemmeno due parole per augurare un buon volo, per dire che è felice e che non prevede di inabissarsi in un oceano o di schiantarsi contro una montagna o anche solo due commenti su rotta e meteo. Niente di niente. Secondo me per legge dovrebbero essere obbligati a comunicare. A un certo punto, quasi raggiunta Shanghai, ho visto sullo schermo che l'aereo invece di cominciare a scendere, puntava verso il mare. E perché mai ? Una distrazione ?. La tentazione di pigiare il campanello e di porre il quesito ad una delle hostess, tutte ormai sedute e legate alle loro poltroncine in postura atterraggio, è stata forte. Ho resistito anche perché impegnata a zittire Tommaso che, nel frattempo, si era messo a urlacchiare : Mamma are we gonna crash into the sea ? Are we gonna crash ?
Il velivolo ha poi fatto inversione a U e sullo schermo è riapparsa Shanghai. Pericolo scampato e sospiro di sollievo. No, ma io amo volare.
Alle 5 del mattino, ora locale (le undici di sera a Milano), senza aver dormito nemmeno cinque minuti e sotto una gelida pioggerellina, scendevamo i gradini della scaletta perché nemmeno uno straccio di finger c'era ad aspettarci. Ad aiutarmi, nella gestione di figli, bagaglio a mano, borse varie e valigetta dei giochi, un gruppo di italo-cinesi che, credo, rientrasse in Cina per le imminenti festività del Capodanno Cinese. Ai miei ripetuti quanto inutili "xie-xie (grazie)" rispondevano con "ma va, figurati, è un piacere, alla prossima etc"
In particolare ho sorriso alla mamma di Mario, una giovane ragazza cinese che con i genitori parlava mandarino ma con il figlio e, in più, con un marcato accento milanese : "Allora Mario ti dai una mossa si o no ? Se non la smetti le prendi !"
Sono stati gli ultimi suoni familiari, poi, una volta recuperate le valigie e il marito che, nonostante gli improrogabili impegni di lavoro, era comunque venuto a prenderci, ci siamo infilati in taxi. Il tipo ci ha guardato in attesa di sapere la destinazione :
Xintiandi. Shunchang Lu
Eh ?
Xintiandi- Sunsan Lu
Eh ?
Xintiandi - Sciuscian Lu
Ah, Xintiandi - Sunscian Lu. Haole, haole (ok,ok)
Welcome back !
ahahahha...perdonami se ridacchio con la mano sulla bocca delle tue peripezie in quota - e non - ma sei sempre spassosissima. E boh, io personalmente baratterei tutti i reparti latticini Esselunga della regione, per una vita che avesse un decimo del tuo "movimento". Bentornata su questi schermi (che bello)!!!
RispondiEliminaCiao e grazie di avere la pazienza ed il coraggio di seguirmi nei miei deliri. Spero di essere un po' più costante nella scrittura il che significa, però, meno birra e alcolici la sera, unico momento tranquillo per dedicarmi al blog :-) Ce la farò ?
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