La scuola

poi gli ho messo anche calze e scarpe :-)
Pensavate di esservi liberati di me. E invece no, incredibilmente ancora qui a Nuiok e superstite da un'estate in cui ho diretto ed organizzato il summer camp dei miei figli e da un "break" mediorientale di tre settimane in una Tel Aviv infuocata (mi riferisco al tempo), ho finalmente iniziato la scuola. 
Per essere precisi, in classe ci stanno Matteo e Tommaso ma tutta la dinamica di andate e ritorni, inserimenti, pianti, uniformi, è gestita come sempre dalla sottoscritta.
Non so, devo avere sbagliato qualcosa. E' opinione consolidata che la mamma a tempo pieno viva uno stato di beatitudine perenne, indossi twin set impeccabili, trascorra ore dal parrucchiere e dalla manicure, chiacchieri con le amiche al caffè, giochi a tennis e, tra le altre cose, si occupi anche dei figli. Come mai, allora, io no ? Sempre in jeans e maglietta, capello corto così meno impegno, mani e piedi molto spesso fai da te, zero caffè perché, tanto, zero amiche ed in perenne movimento ?

Ma procediamo con ordine. Matteo ha iniziato il kindergarten, quell'anno di transizione fra l'asilo e la scuola elementare (la nostra primina ?) in una meravigliosa scuola privata a tredici isolati di distanza che io percorro quattro volte al giorno cercando, in ogni tragitto, di migliorare tempi e velocità. 
Nella stessa scuola va anche Tommaso che, però, frequenta ancora la Preschool e il cui inserimento nella classe dei Twos temo si concluderà, di questo passo, a gennaio. 
E' da dieci giorni, infatti, che ogni mattina l'orario si allunga di dieci minuti fino ad arrivare a quello regolare che prevede, comunque, il ritiro dell'infante per le 11.15 cosa che mi concederà di lasciarlo a scuola, alle 8.30, rientrare a casa, finire la tazza di caffè che mi preparo alle sei del mattino, riporla nel lavandino e tornare (tragitto numero 3) a prenderlo.
Se non altro, Tom sembra essersi adattato abbastanza facilmente alla nuova classe e alle maestre, una che potrebbe quasi essere mia figlia, e l'altra, di origine argentina, che parla, infatti, spagnolinglish. 
Dopo un paio di mattine in cui tutti i genitori sono stati obbligati a sedersi su delle scomodissime micro sedie e a presenziare, onde evitare prevedibili pianti da distacco, le maestre hanno gradualmente invitato alcuni di noi ad andarsene. 
Il mio turno è arrivato quasi fra gli ultimi dopo due inutili tentativi di congedarmi da 
Tom : La mamma va a prendere un caffè e poi torna subito a prenderti. Ok ? - NO, MAMMA STA QUI.
Miracolosamente giovedì mattina ho avuto il permesso di menare le tolle : CIAO MAMMA !
Meno problemi con Matteo che, invece, mi ha proprio cacciato fuori dalla classe il primo giorno quando, magari, mi sarebbe anche piaciuto trattenermi un minuto, fare qualche foto e presentarmi alle maestre. Non è stato possibile ma, in fondo, sono sollevata che si sia subito inserito ed innamorato di una delle due teacher a cui pare che recapiti disegni e biglietti che infila di nascosto nello zaino.

Sulla scuola nulla da obiettare. Anzi. Un edificio luminoso e moderno con uno staff super amichevole e sorridente. Certo, con quello che chiedono di retta, è il minimo da aspettarsi. Anzi, teoricamente, dovrebbero mandarti anche qualcuno a casa a rifarti i letti e a preparare i bambini la mattina. Non succede ma, in compenso, qualcuno a casa arriva comunque. Una delle due maestre di Tommaso è venuta in visita venerdì mattina per curiosare nella sua stanza con il pretesto di approfondire, in questo modo, il rapporto con i bambini della sua classe. Questo è quello che mi ha spiegato una volta qui ma io ho passato il pomeriggio precedente a sistemare casa e a far sparire cose, tipo il poster del film Animal House che Iduzzo aveva appoggiato in corridoio, nel dubbio che venisse a verificare se le condizioni di vita dei bambini fossero appropriate e se, in caso contrario, fosse il caso di fare intervenire i servizi sociali.
Un'iniziativa, comunque, quella delle Home visits che, personalmente, ho trovato un attimo eccessiva nonostante Tom, alla fine, si sia divertito molto a far vedere alla sua maestra i suoi giochi e a leggere insieme qualche libro.
Per il resto siamo tornati un po' ai tempi di Taiwan con l'asilo che mi manda, settimanalmente, un rapporto sull'attività in classe corredato da fotografie dei mostri impegnati nelle attività "più complesse". Il grande vantaggio è che, in questo caso, ogni tipo di comunicazione è redatta in inglese e quindi di più facile comprensione.
A scuola, ovviamente, si va con la divisa : una polo verde, bianca o gialla con pantaloni khaki e scarpe da ginnastica tranne il giovedì quando si fa sul serio con camicia bianca, giacca, cravatta e scarpe scure. Tommaso ne è invece, per il momento, dispensato e se saremo ancora qui quando inizierà il kindergarten, erediterà, come sempre, l'abbigliamento del fratello.

Le mamme di entrambe le classi non le conosco ancora bene. Anzi proprio per nulla.
Ci stiamo studiando a distanza. Io mi sono anche ripromessa di essere socievole ma, purtroppo, sono tuttora molto legata alle mie amiche di Montreal per cui, stupidamente, qui mi stanno tutte a priori un po' sulle palle.
Ogni tanto cerco qualche nome su Facebook, faccio qualche indagine per trovare possibili affinità ma ancora nessun risultato incoraggiante. Ne ho solo individuata una, nella classe di Matteo, che davvero trovo meravigliosamente antipatica. Ovviamente di chi è diventato subito amico mio figlio ? Del suo. "Matteo con chi hai giocato oggi ? - CON L.- Con chi hai mangiato oggi ? - CON L. - Ecco e allora vediamo di giocare anche con altri compagni. Ne hai così tanti.- UFFA MAMMA - No, uffa lo dico io." 

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