Primi passi

Si ricomincia
Viviamo al settimo piano di un edificio vetusto o, prewar, come si dice da queste parti nell'Upper West Side, quella fetta di Manhattan stretta fra, sulla destra, Central ParK e, sulla sinistra, il fiume Hudson.
Una parte dell'appartamento è molto luminosa e si affaccia sulla strada, l'altra, invece, è rivolta verso un cavedio interno, un meraviglioso muro di mattoni rossi, e quindi buia ma, per fortuna, hanno inventato la luce elettrica e le lampade.

Abbiamo optato per una soluzione più tradizionale dopo aver constatato che appartamenti di nuova generazione, magari, si, erano più luminosi e con una vista più significativa sulla città ma, in compenso, avremmo dovuto dormire in quattro nello stesso letto per questioni di spazio.
Tutto sommato, anche se la mia casa di Montreal mi manca da morire e quando ci penso il mio cuore si ritorce e mi viene un groppone in gola, non mi dispiace essere tornata ad una vita ad un piano senza dover salire e scendere le scale cinquemila volte al giorno. Grosso vantaggio specialmente in questi giorni in cui mi dedico ad un'attività molto stimolante quale svuotare scatoloni.

La vita di appartamento si arricchisce poi, abbastanza velocemente, di nuovi personaggi, dai vicini di casa, una coppia con una bimba di quasi un anno che sospetto, compensino le fatiche genitoriali, durante il weekend, con una buona dose di cannabis accompagnata dalla lettura del New York Times a cui sono abbonati perché lo vedo sullo zerbino, ai mitici doormen che si alternano, in portineria, giorno e notte. 
Metà di loro, credo siano sei in tutto, non sono più giovanissimi e non più in grande forma cosa che bisogna imparare a gestire, per esempio, alzando il tono di voce e scandendo bene le parole per essere capiti magari alla terza e non alla settima volta.
Il mio preferito si chiama Elias, originario della Repubblica Dominicana ma a New York da 30 anni, e, secondo me, soffre di short memory loss. "Elias, can you please help me going to the basement ? ' Yes sure no problem" e poi vedi che si risistema al suo posto, infila il suo auricolare e procede come se quella conversazione non fosse mai avvenuta.
Oppure, il giorno seguente, mi rivede e si ripresenta come se non ci fossimo mai incontrati. Quando so che c'è lui di turno la notte, dormo sogni molto tranquilli.
Meno male che c'è Alexander, il superintendent russo, ossia colui che sistema qualunque problema tu abbia in casa, dal rubinetto che perde alla serratura difettosa, di cui racconterò nei prossimi capitoli. 
Il giorno dopo il nostro arrivo si è presentato e mi ha mostrato tutti gli elettrodomestici spiegandomene il funzionamento come se, in vita mia, non ne avessi mai usato uno. 
Per esempio, sono rimasta stupefatta nello scoprire che la lavatrice lava e che l'asciugatrice asciuga. Incredibile. 
L'ho fatto finire, poi mi sono avvicinata ad entrambe, le ho praticamente smontate, togliendo filtri vari otturati da usi precedenti che gli ho messo in mano chiedendogli, con estrema gentilezza, di restituirmeli in ordine. La pallida carnagione delle sue guance si è tinta di un rosso acceso, l'occhio azzurro si è dilatato, le labbra fini si sono strette e ha capito : questa è una professional e mi romperà le palle.




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