A zonzo

Giugno è stato un mese di turismo sfrenato ma tranquillo.
Circostanze fortunate hanno fatto in modo che mi ritrovassi per un lungo fine settimana a New York da sola con Iduzzo e la visita di B mi ha finalmente dato occasione di dedicare giornate di intenso turismo alla città dove, in fondo, abito da quasi un anno.


Montreal vista dalla riva sud del fiume
Alla vigilia della partenza per New York, alcune colleghe madri mi hanno confidato di essere state prese da fortissimi sensi di colpa e da magoni la prima volta che sono partite lasciando i figli a casa. Io no. Anzi la sensazione di libertà e di leggerezza è stata persino inebriante. Nessun orario, nessun obbligo, solo qualche pannolino rimasto nella borsa per abitudine.
Di New York non scrivo nulla perché ne ho già scritto in passato e non ho cambiato opinione. E' una città che non mi delude e non mi deluderà mai.



Ma anche la "mia" Montreal tanto è una sfida viverci durante i mesi invernali, quanto una vera goduria in quelli estivi quando si trasforma, si colora di verde e le strade tornano ad animarsi con gente davvero diversa e variopinta.
E finalmente anch'io ho avuto modo di allontanarmi da Ovestdelmonte dove la vita scorre tranquilla, tutti sorridono, i giardini delle case sono ben tenuti (tranne il nostro), non ti entrano in casa nemmeno se lasci il mazzo di chiavi, con anche quelle della macchina, appese fuori dalla porta per un'intera notte (come ho fatto io), i vicini ti salutano con un cenno di mano mentre lavano l'auto con la canna, per avventurarmi nei quartieri più a est, quelli francofoni, dove c'è una tale delinquenza da trovare spesso dei graffiti sui muri delle case. I quartieri bohémien, Quartier Latin e Plateau, dove si aggirano tipi stralunati ma simpatici che vivono alla giornata e che, spesso, preferiscono un bicchiere di vino in più ad una doccia.




Sostanzialmente ho comunque l'impressione che a Montreal ci si tolleri e che si conviva senza grosse difficoltà, nonostante questo millantato antagonismo fra anglofoni e francofoni. Per carità, ogni tanto, trovi il chebecota puro e duro (e idiota) che si rifiuta di parlare inglese o l'anglofono che parla un francese da pelle d'oca ma, nel complesso, la gente è gentile e disponibile. Forse, ogni tanto, un po' lenta ma nessuno s'innervosisce o stizzisce. L'importante è prendersela con calma.


In attesa di Keith alla Maison Symphonique de Montreal
Ho avuto modo di assistere al famoso Jazz Festival che porta musica in città a tutte le ore del giorno per più di una settimana. Sono andata, in particolare, ad ascoltare il concerto di Keith Jarrett, leggenda del jazz contemporaneo ma decisamente sul nevrotico andante. Se starnutisci ad una sua performance, è capace di alzarsi e andarsene e, per questa ragione, è stato chiesto a tutti gli spettatori di arrivare puntuali pena l'espulsione. Tanta tensione per un omino che, sofferente di stanchezza cronica, pareva persino appisolarsi durante gli inchini. Ma, dal punto di vista musicale, un vero genio. Concerto improvvisato, nessuno spartito, pezzi molto belli ed intensi e, sul piano, solo un piccolo asciugamano bianco che, a mio parere, disturbava molto da un punto di vista estetico. La sua nevrosi per il silenzio, però, ha prevalso sulla mia per l'ordine, ragion per cui non mi sono alzata urlandogli di levarlo di torno. Anche perché, probabilmente, mi avrebbe sparato.
Il secondo concerto, invece, si è svolto in un clima più rilassato, all'interno del Musée d'Art Contemporain, e a suonare erano gli Esmerine, gruppo di Montreal, che ho scoperto grazie a B e che ho trovato molto intrigante (ad alcuni risulterà semplicemente palloso, lo so). Le loro sono melodie che nascono dal dialogo fra strumenti molto diversi, dal violoncello, dell'unica presenza femminile, alle percussioni.

Esmerine - Translator's clos - http://youtu.be/F1l1oOCjo20

E ora poiché sono le 20.05, sono stanca, complice anche un bicchiere di prosecco, e non sono una vera blogger, vi saluto e, se riesco, incollo qualche altra foto prima di raggiungere la posizione dell'homo sdraiatus che, da sempre, prediligo.




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