Wechat ... se ci riusciamo

Il mio codice Wechat

Di fianco al mio letto, chiamiamolo così anche se trattasi ancora di materasso gonfiabile in attesa che quello vero arrivi, integro, fra una decina di giorni, c’e’ una pila di riviste, in inglese, su Shanghai che raccolgo in giro per la città durante le mie perlustrazioni quotidiane.

Sfogliandole la sera, prima di concedermi a Morfeo, mi rendo conto di quanto, in fondo, questa città offra da un punto di vista culturale oltre che dell’intrattenimento. Ha un passato decisamente affascinante alle spalle ed un presente, complesso e contraddittorio, ma sicuramente vivace ed interessante. E sono proprio questi gli aspetti che voglio approfondire e che meritano, al di là delle difficoltà e delle sfide quotidiane con cui mi misuro quotidianamente.
Uno, fra tutti, l’utilizzo di internet, strumento dato ormai per scontato altrove ma che  qui richiede, invece, tanta pazienza e manovre acrobatiche per poter accedere ai siti più banali come, per esempio, Google.
Alla Cina Google non piace e così di rimando blocca Gmail, e dunque il mio account di posta elettronica, Blogger, dove scrivo il blog, e Weebly dove gestisco il sito di Moms & Boxes. Se a questo aggiungiamo che, in teoria, sarebbe anche impossibile accedere a Facebook, che Netflix non esiste e che l'Apple TV non funziona, la mia vita sarebbe ormai priva di significato.
A chi, ormai intrappolato a Shanghai da anni, mi dice : Dai, non ti accanire. Ti abituerai anche a questo, del resto Facebook è inutile, tirerei volentieri un pugno.

Per fortuna per tutti quei poveri sfigati, come me, che utilizzano Facebook o che hanno un indirizzo di posta Gmail, viene in aiuto l’amico Vpn, un Virtual private network che maschera la posizione geografica attuale del computer facendolo figurare altrove e gabbando, così, la censura locale.
Per attivarlo, basta abbonarsi ad uno dei tanti siti (noi usiamo Express Vpn) che offrono questo servizio e farlo funzionare quando ci si vuole connettere al mondo esterno, non solo per postare l’ultimo selfie idiota, come peraltro faccio anch’io spesso, ma anche per accedere ai siti delle principali testate occidentali come, per esempio, il New York Times 
Solo che, spesso, il Vpn rallenta o addirittura blocca la connessione proprio mentre stai per inviare una mail importante e allora scatta lo smadonnamento ma non bisogna MAI darsi per vinti. Ormai ho imparato a trovare tutte le risposte sui forum degli addetti ai lavori e, con qualche semplice operazione, tutto torna magicamente a funzionare.

In un mondo, a sentir tutti, ormai globale, la Cina continua a viaggiare, per certe cose, per i fatti suoi con servizi analoghi a quelli ormai comuni un po’ a tutti ma rigorosamente autoctoni. Per esempio, qui si usa Taobao invece di Amazon, che peraltro esiste ma nessuno ne parla. Su Taobao si trova di tutto e di più, pare che il servizio sia rapido ed efficace (anche se a me ci sono voluti dieci giorni per ricevere un aspirapolvere) con un’unica pecca, però, quella di essere solo ed esclusivamente in cinese. “No, ma poi ti abitui, vedrai, basta utilizzare un qualunque traduttore simultaneo su Internet (se funziona) e più o meno qualcosa riesci a capire, mi hanno detto sempre i soliti ottimisti dell’ultima ora. Il massimo l’ho raggiunto un pomeriggio quando una nostra amica taiwanese, gentilissima per carità, ha passato un’ora a scaricarmi sul cellulare quelle che, secondo lei, erano le applicazioni più utili, da Taobao ai taxi passando per un servizio di food delivery. L’ho lasciata fare ma, alla fine, le ho detto che c'era un solo piccolo problema e lei, seria, mi ha guardato : Yes, they're all in chinese ...
E quindi inutili, no ?

La televisione è anche invedibile. Abbiamo un servizio di cable tv, io credo, a vapore con anche una buona selezione di canali stranieri, dalla Cnn alla Bbc passando per Hbo, solo che ogni due per tre l’immagine si blocca e riparte, il suono non è spesso sincronizzato con l’immagine e quindi il livello di nervosismo raggiunge un tale livello per cui, dopo poco, viene spenta. Una tizia completamente esaurita, forse dalla permanenza a Shanghai, mi aveva già avvertito a maggio : Guarda, io ho riscoperto la radio

L’unico servizio o social, come si dice, a cui mi sono convertita, anche perché se non lo fai, qui, non sei nessuno, è Wechat. Wechat funziona come Whazzup ma offre molto di più. Nonostante i commenti della sottoscritta del tipo : Insomma che palle sti Cinesi devono sempre fare qualcosa di diverso. Cosa mi metto su Wechat che tutti i miei amici sono su Whazzup ?!, leggendo un articolo in merito su The Economist, ho scoperto che, in fondo, lo utilizzano solo 700 milioni di persone.

Per aggiungere nuovi contatti, seguire dei gruppi o anche solo dei siti, occorre scannerizzare i reciproci codici a barre o i QR (Quick response). Operazione, in effetti, molto rapida per cui da chiunque tu incontri per strada la prima cosa che ti viene chiesta è : Sei su wechat ? Allora ti aggiungo. Ed il telefono è già proiettato verso di te in attesa che tu estragga il tuo. Io sospetto che utilizzino Wechat anche per concepire.
Così, nella mia rubrica, oltre a qualche amico, ho una lista di illustri sconosciuti fra cui una fantomatica parrucchiera americana di cui ho letto su di una rivista. In fondo all’articolo c’era, ovvio, il suo codice Wechat per contattarla. Cosa che ho fatto, e meno male, perché su Wechat puoi anche postare dei commenti o delle foto, un po’, guarda tu, come Facebook, e ho visto il suo stile di acconciature. Non mi vedrà mai.
Un’altra che presto eliminerò, se non per una questione di mero scrupolo, è la tipa che assiste quotidianamente i miei figli sullo school bus. Su Wechat condivide regolarmente foto di piatti inquietanti che consuma in compagnia della figlia e del nipotino.
Con questo servizio si può pagare praticamente tutto e ovunque, online e offline, dalle bollette alle mutande.
Il portafoglio ma anche la carta di credito sono ormai obsoleti e quando li estraggo dalla borsa, perché non sono ancora riuscita a collegare il mio conto al telefono, mi sento davvero una outsider.

Passo dopo passo mi adeguerò anch’io. Ci vuole solo tanta pazienza ed un buon fornitore di tranquillanti.

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