Considerazioni finali


Vista dei grattacieli di Pudong (o Pudding come lo chiamo io) dal Bund
Sono stata rimproverata da alcuni di essere stata troppo negativa in questi giorni. Non mi sembra proprio, altrimenti sarei fuggita subito :-)
Ad ogni modo prendo atto anche se le critiche mi vengono spesso mosse da chi, nella vita, si è allontanato da casa, al massimo, per andare al supermercato.

Purtroppo la mia permanenza in America, e soprattutto a New York, non è servita a trasformarmi nella donna media locale che non si sbilancia mai e dispensa how exciting senza senso salvo pensare esattamente il contrario di quello che dice.
Io talvolta pecco di franchezza ma ovviamente quello che scrivo sono solo le mie impressioni e non la verità assoluta.
Una poesia o un brano musicale possono emozionare alcuni e fare la palla ad altri. 
E così un film ma anche una città dove, a breve, rimodellerò la mia vita e quella della mia famiglia dopo già due cambiamenti, molto più nelle mie corde, nel corso degli ultimi tre anni e mezzo.
Credo di avere il diritto, per lo meno, di utilizzare la scrittura per buttare fuori quello che mi passa per la testa senza necessariamente andare da un terapista.

I primi giorni a Shanghai sono stati durissimi. Ho lasciato i miei bimbi con i nonni dall'altra parte del globo, cosa di cui peraltro loro erano felicissimi, e mi sono ritrovata in un mondo parallelo dove ho ritrovato cose che pensavo di essermi lasciata ormai alle spalle e di cui non sentivo proprio la mancanza.
Mi aggiravo spersa nel Carrefour di uno di questi quartieri residenziali tristissimi, alla ricerca, scaffale dopo scaffale, di qualche prodotto vagamente familiare. Sono entrata in una farmacia e ho chiesto se avessero del paracetamolo per bimbi, a Taipei non esisteva, e la commessa, guardandomi terrorizzata come se stessi per portarle via l'incasso giornaliero, ha incrociato le mani blaterando una serie infinita di Mei you, mei you (non l'abbiamo, non l'abbiamo). 
Ho trascorso le prime settantadue ore ore in posti orrendi o nel traffico congestionato. Dal finestrino guardavo il cielo grigio e mi veniva un groppo in gola a ripensare al blu intenso di quello di Nuiok.
Sono ricominciate le solite acrobazie linguistiche per capire e farsi capire dagli altri, dal taxista al cameriere.
Nelle scuole mi spiegavano il sistema di purificazione dell'aria e la necessità di ampi spazi di gioco indoor per quando il livello di inquinamento è molto alto.
Francamente tutto molto not exciting at all e la notte a malapena riuscivo a dormire.

Ma ha ragione la mia amica Giulia quando mi dice che, dai, in fondo anche a Taipei e persino a Nuiok la fase iniziale è stata impegnativa ma poi ti sei trovata bene. 
Lo so e, durante gli ultimi giorni di permanenza a Shanghai quando finalmente ho avuto più occasione di girarmi un po' alcuni quartieri centrali come quello della Concessione Francese o anche Xintiandi, ho scoperto angoli incantevoli e pittoreschi. Ma non solo, rispetto alla mia amata Nuiok e nonostante una popolazione quasi doppia, Shanghai è una città dal ritmo più lento e tranquillo. La gente ha tempo di sedersi e di regalarti un sorriso. Al di là delle incomprensioni, e come a Taipei, le persone sono, almeno all'apparenza, cordiali e gentili.
Ci sono negozi e ristoranti deliziosi ed estremamente curati. La scena culturale è ricca ed effervescente di eventi da non perdere fra mostre e concerti.
Le strade sono pulite e così anche la metropolitana che ho preso un paio di volte e di cui mi servirò molto in futuro. Moderna, sicura, i binari sono separati dalla piattaforma da un setto trasparente con porte scorrevoli in corrispondenza degli accessi ai treni, tutti i pannelli informativi elettronici sono anche in inglese  ma la cosa che mi ha sorpreso più di tutti è che, all'ingresso, ti controllano la borsa come in aeroporto. Ed io è da anni che mi chiedo perché non facciano la stessa cosa anche da noi soprattutto con l'aria che tira.

Non so se tutto questo sarà sufficiente a compensare l'arrivederci ad una città come Nuiok dove la sottoscritta sognava di abitare da ragazzina e che le ha rubato il cuore in una manciata di settimane, ma, sicuramente, servirà a distrarmi e a fornirmi nuovo materiale da raccontare sempre con sincerità.




Commenti

  1. Non vengo a farti visita da un po' e che scopro? Che siamo (quasi) vicine di casa! Non ho mai cambiato città tante volte ma credo di immaginare come ti senti... se ti serve una parola, un consiglio, un pat pat scrivimi pure alla mail del blog cucinanto@gmail.com

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